(Articolo aggiornato a lunedì 5 luglio 2021)
L’intreccio si infittisce. Avevamo già notato, in precedenti articoli, che l’infinita vicenda dell’Ilva, poi ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, costituisce la vicenda industriale più complicata tra quelle che si siano svolte, e/o si stiano ancora svolgendo, nella storia del nostro Paese.
La settimana scorsa, dopo la sentenza emessa dal Consiglio di Stato il 23 giugno, sentenza con cui il nostro supremo tribunale amministrativo aveva accolto il ricorso presentato dall’Azienda contro una precedente sentenza del Tar di Lecce, e aveva quindi respinto ogni ipotesi di spegnimento dell’area a caldo dell’impianto siderurgico di Taranto, ci eravamo spinti ad affermare che, a quel punto, dopo che tutto era rimasto fermo in attesa della sentenza stessa, la situazione della stessa ex Ilva si sarebbe rimessa in movimento.
Dobbiamo però ammettere che questa previsione si è avverata solo in parte. Molte attese, prima rinviate al dopo-sentenza, vanno quindi adesso spostate alla settimana che inizia il 5 luglio e, in particolare, all’incontro fra Governo, Azienda e sindacati che è stato annunciato per giovedì 8 luglio.
Ma prima di buttare un occhio sulle novità, o sulle mezze novità, relative all’ex Ilva, dobbiamo allargare il nostro campo visivo. La vicenda dell’ex Ilva è infatti solo una, anche se di gran lunga la più importante, delle vicende che travagliano la siderurgia italiana. Parallelamente ad essa, si viene svolgendo, ormai da anni, quella del polo siderurgico di Piombino. Polo in cui sono insediate l’ex Lucchini, poi Severstal, poi Aferpi, oggi Jindal South West Steel Italy (circa 2.000 dipendenti), e la Liberty Steel, nota un tempo come la Magona d’Italia (circa 500 dipendenti).
Come i nostri lettori ricorderanno, il 13 maggio scorso il Governo, rappresentato in quell’occasione da Alessandra Todde, vice ministro allo Sviluppo Economico, aveva espresso, nel corso di un’apposita video-conferenza, la volontà di riprendere in mano la questione del polo piombinese, impegnandosi a convocare un incontro per i primi di giugno. Da allora, però, silenzio totale.
I sindacati dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil hanno quindi indetto per mercoledì 7 luglio un’iniziativa di mobilitazione che chiama in causa il Governo e prevede un presidio nei pressi della sede del Mise, a Roma.
Per il giorno dopo, come sopra accennato, è stato convocato, sempre al Mise, quello che dovrebbe essere l’appuntamento principale della settimana siderurgica, e cioè un incontro sulla ex Ilva. Incontro cui dovrebbero partecipare, per il Governo, i ministri dello Sviluppo Economico, Giorgetti, e del Lavoro, Orlando, i rappresentanti delle tre Regioni direttamente interessate (Puglia, Liguria e Piemonte), nonché quelli dell’Azienda e dei sindacati. I quali ultimi arriveranno all’incontro anche sull’onda delle vigorose manifestazioni che sono state tenute, nei giorni scorsi, dai lavoratori dell’ex Ilva di Genova.
Fin qui, questo pro memoria sul calendario della settimana prossima appare molto semplice. A increspare le acque, c’è però non tanto una notizia aggiuntiva, quanto una notizia che si è complicata all’atto stesso del suo formarsi.
Come si ricorderà, il 10 dicembre 2020 era stato raggiunto un accordo che prevedeva l’ingresso della mano pubblica, tramite l’agenzia governativa Invitalia, nella proprietà della società che gestisce la ex Ilva, a fianco di ArcelorMittal. Nell’aprile 2021, e cioè quando la stessa Invitalia ha versato una prima tranche di 400 milioni di euro, è quindi nata Acciaierie d’Italia Holding, la nuova società a capitale misto, pubblico-privato. Il Consiglio d’amministrazione della newco, però, aveva tardato a insediarsi perché, prima del suo insediamento, la branca italiana di ArcelorMittal (AM InvestCo Italy) doveva approvare il bilancio 2020. E questa operazione non veniva compiuta perché, fino a che il Consiglio di Stato non si fosse pronunciato, dalle parti di ArcelorMittal, per usare le parole dell’Amministratore delegato Lucia Morselli, non si sapeva “neppure se ci sarebbe stata continuità aziendale”.
Dopo la pronuncia del Consiglio di Stato, favorevole – come si è detto – al ricorso presentato da ArcelorMittala e da Ilva in Amministrazione straordinaria, tutti gli osservatori si attendevano che il bilancio 2020 sarebbe stato finalmente approvato. E ciò entro e non oltre la data di mercoledì 30 giugno. Solo dopo tale data si è però, infine, appreso che il Consiglio di Amministrazione di Acciaierie d’Italia – che, sostanzialmente, è ancora costituito dai membri del CdA della gestione ArcelorMittal – ha approvato il progetto di bilancio 2020. Contestualmente, si è appreso che tale bilancio sarà sottoposto all’approvazione dell’Assemblea dei soci della newco fissata, in prima convocazione, per mercoledì 21 luglio e, in seconda convocazione, per lunedì 2 agosto.
Ne segue che, al momento in cui scriviamo, non risulta che il Consiglio di Amministrazione della stessa newco – Consiglio che dovrebbe vedere in Franco Bernabè il Presidente, nominato da Invitalia, e nella citata Morselli l’Amministratore delegato – si sia ancora formalmente insediato.
Per adesso, non resta che prendere atto di un’altra notizia. Nel primo semestre 2021 i conti di ArcelorMittal Italia sono tornati ad essere preceduti dal segno +. Notizia che è stata data, è il caso di dirlo, in pompa magna, dalla stessa Morselli in un vero e proprio scoop messo a segno, giovedì 1° luglio, dal Sole 24 Ore. Morselli, infatti, gode fama di essere persona che, come scrive il quotidiano economico, “non dà mai interviste”. Ma in questo singolo caso, ne ha concessa una, talmente ampia da riempire un’intera pagina, al direttore stesso del Sole, Fabio Tamburini.
Morale della favola. Par di capire che Morselli ci abbia tenuto a far sapere che i conti della gestione privata di ArcelorMittal, misurati alla fine del 1° semestre 2021, sono tornati in positivo. Quanto all’operatività della newco, la stessa Morselli si è limitata a fare la seguente dichiarazione, invero un po’ enigmatica: “Confido che presto i nuovi consiglieri parteciperanno ai lavori del Consiglio di Acciaierie d’Italia Holding”; e ciò “nel rispetto di ruoli e responsabilità previsti dall’accordo”.
Al che il direttore Tamburini non poteva non fare questa domanda: “Quali sono le prospettive per il Gruppo?”. Risposta lapidaria: “Il mercato è favorevole e l’azienda lavora molto. Tuttavia, fino all’agosto 2023 dobbiamo rispettare dei vincoli ambientali che impediscono di accelerare ancora di più la produzione”.
Ulteriore domanda: “Terminerà la Cassa integrazione”. Ulteriore risposta: “Finché durano i limiti imposti alla produzione per vincoli ambientali e manutenzioni obbligatorie, la Cassa integrazione dovrà essere mantenuta, per poi terminare a piano ambientale concluso quando la produzione potrà risalire”.
Il seguito alla prossima puntata.
@Fernando_Liuzzi