L’intreccio si infittisce. Non ci crederete, ma è proprio questa la sintesi che si può fare della puntata odierna dell’infinita storia di quell’azienda che prima si chiamava Ilva, poi è stata chiamata, convenzionalmente, ex Ilva e attualmente si chiama Acciaierie d’Italia. Senza mai dimenticare che l’Ilva in Amministrazione straordinaria esiste ancora, ed è proprietaria degli impianti gestiti da AdI.
L’intreccio si infittisce, dunque. E ciò accade proprio nel momento in cui la vicenda Ilva si allontana dagli impianti siderurgici di Taranto, Genova e Novi Ligure non solo per infilarsi su e giù per le scale di Palazzo Chigi e di altre sedi governative romane, ma anche per raggiungere gli uffici che ospitano gli Amministratori delegati e per far capolino in qualche studio legale, oltre ad avventurarsi verso diverse sedi amministrative e giudiziarie milanesi.
Di che cosa stiamo parlando? Di ciò che è uscito fuori dall’ennesimo incontro Governo-sindacati che si è svolto ieri pomeriggio a Palazzo Chigi. Da una parte, i Segretari generali dei sindacati dei metalmeccanici – Benaglia (Fim), De Palma (Fiom) e Palombella (Uilm) -, dall’altra una nutrita pattuglia governativa coordinata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
Ma diciamo subito che, data la complessità della situazione, questo incontro non ha avuto, né avrebbe potuto avere, un carattere negoziale nel senso stretto del termine. Come prevedibile, infatti, l’incontro ha avuto, essenzialmente, una funzione informativa. Anche se, va detto, si è trattato di informazioni che segnano sviluppi significativi dell’intera vicenda.
Prima di entrare nello specifico dell’incontro di cui stiamo parlando, ricordiamo lo scenario in cui esso si è collocato. Dopo l’incontro col vertice di ArcelorMittal, rappresentato dall’Amministratore delegato Aditya Mittal, svoltosi a Palazzo Chigi l’8 gennaio scorso, il Governo italiano, con l’intervento in Senato del ministro Adolfo Urso dell’11 gennaio, ha preso atto della rottura strategica palesatasi tra i propri disegni e quelli del colosso siderurgico indiano-lussemburghese. Dopo aver tentato la strada di un divorzio consensuale fra i due soci di Acciaierie d’Italia, ovvero tra il socio pubblico Invitalia (38%) e il socio privato ArcelorMittal (62%), nella giornata di martedì 16 gennaio lo stesso Governo ha varato un nuovo decreto in materia di crisi aziendali. Decreto volto anche a facilitare il ricorso alla messa di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria.
Ieri sera, dopo l’incontro con i sindacati dei metalmeccanici, il Governo ha quindi emesso una nota in cui ha dichiarato, appunto, di aver “illustrato alle organizzazioni di categoria i contenuti del decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 16 gennaio”. Dopodiché, lo stesso Governo, è scritto ancora nella nota, “ha informato i rappresentanti dei lavoratori in merito agli ultimi sviluppi del confronto con il socio di maggioranza” all’interno di Acciaierie d’Italia, e cioè con ArcelorMittal.
Si tenga presente, per poter andare avanti nella lettura del comunicato governativo, che Invitalia, come hanno scritto ieri Paolo Bricco e Carmine Fotina sul Sole 24 Ore, ha “voce in capitolo” all’interno di Acciaierie d’Italia Holding, e non nella società operativa denominata, semplicemente, Acciaierie d’Italia. Ebbene, “lo scorso 15 gennaio”, prosegue la nota, “Acciaierie d’Italia (…), nonostante le trattative in corso, ha presentato istanza presso la Camera di commercio di Milano per la composizione negoziata”. Laddove, hanno ricordato ancora Bricco e Fotina, la “composizione negoziata” costituisce “uno strumento giudiziale previsto dal nuovo Codice della crisi d’impresa”. Uno strumento, aggiungiamo noi, che, una volta attivato, prevede dei suoi percorsi specifici.
Pare insomma di capire che ArcelorMittal, attraverso la società operativa Acciaierie d’Italia, sia stata più lesta del Governo e già lunedì scorso, e cioè prima che l’Esecutivo mettesse a punto il suo nuovo decreto, ha avviato tale procedura presso la Camera di commercio competente per territorio. Ovvero, in questo caso, presso la Camera di commercio di Milano, dal momento che il capoluogo lombardo è la città ove hanno sede sia la Holding, sia la società operativa. Una collocazione territoriale derivante, probabilmente, dai tempi in cui l’Ilva, prima di essere commissariata, era ancora in mano ai Riva.
Pare anche di capire che l’istanza di composizione negoziale sia vissuta, almeno da alcuni protagonisti della vicenda, più come un tentativo di allungare i tempi di questa fase della storia della ex Ilva, che non come una strada utile alla ricerca di un accordo in extremis.
Sia come sia, tornando alla nota di cui sopra, in essa si può leggere, a questo punto, un passo particolarmente significativo. Eccolo: “La delegazione del Governo ha annunciato che il socio pubblico di Acciaierie d’Italia”, ovvero Invitalia, “ha inviato nella giornata di ieri”, cioè nella giornata del 17 gennaio, “una lettera ad Acciaierie d’Italia Holding” e a “Acciaierie d’Italia” per “chiedere la verifica dei presupposti per avviare le procedure per l’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva”.
Oltre a ciò, si legge ancora nella nota, “Il Governo ha annunciato che, qualora sia avviata la procedura di amministrazione straordinaria, sarà garantita la liquidità corrente con un prestito ponte a condizioni di mercato per 320 milioni di euro. Inoltre, “i rappresentanti dell’Esecutivo hanno informato che la fase di amministrazione straordinaria sarà temporanea e che il Governo è alla ricerca dei migliori partner privati con l’obiettivo di salvaguardare la continuità produttiva, tutelare l’occupazione e garantire la sicurezza dei lavoratori”.
Infine, si legge ancora nella nota governativa, le parti “hanno convenuto sul momento estremamente difficile dell’ex Ilva e hanno concordato di proseguire il confronto”. In particolare, “già nei prossimi giorni sarà aperto al Mimit e al ministero del Lavoro un tavolo sulla vicenda che riunirà tutti i soggetti interessati: istituzioni locali, sindacati e associazioni datoriali”.
Concludendo: con la lettera indirizzata mercoledì da Invitalia ai due livelli – holding e società operativa – di Acciaierie d’Italia, il percorso che può portare alla collocazione della società in amministrazione straordinaria è stato ormai imboccato. Secondo varie fonti, per raggiungere questo traguardo sarebbero necessari 14 giorni.
Un’ultima notizia, uscita nella tarda serata di ieri. Il Consiglio di Stato ha sospeso l’ordinanza del Tar della Lombardia sull’interruzione della fornitura di gas da parte della Snam ad Acciaierie d’Italia. In pratica, ha scritto sul suo sito l’agenzia Ansa, è venuta meno per Snam “la possibilità di interrompere le forniture” alla stessa Acciaierie d’Italia. Per la sopravvivenza a breve di AdI, quella di cui stiamo parlando si presenta, indubbiamente, come una buona notizia. Ma, poiché il contenzioso con Snam è stato originato da significativi ritardi nel pagamento delle fatture, si tratta anche di una notizia che consente di capire, immediatamente, la gravità della situazione in cui versa il grande gruppo siderurgico.
@Fernando_Liuzzi