Il comitato di presidenza dell’Abi ha deciso di dimettersi e consegnare il mandato al comitato esecutivo e al consiglio. Lo annuncia il presidente Giuseppe Mussari, spiegando che la decisione è relativa alla norma sulle commissioni bancarie non modificata dal maxiemendamento. ” Questo provvedimento e’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, ha affermato Mussari nel corso di una conferenza stampa convocata appositamente, aggiungendo che se la norma sara’ confermata ”allontanerà gli impieghi delle banche straniere in Italia e costringerà a rivedere il sistema del credito a imprese e famiglie”, mettendo a rischio anche l’occupazione del settore, che conta circa 300 mila addetti.
Secondo la Uilca la decisione del Consiglio presidenza dell’Abi di dimettersi in segno di protesta con le determinazioni del governo che incidono sulle banche nel decreto sulle liberalizzazioni, costituisce “un segnale di grande preoccupazione”, in un momento di estrema difficoltà per il Paese e per il settore.
“Crediamo – ha aggiunto il leader del sindacato Massimo Masi – che in questa fase serva grande senso di responsabilità da parte di tutte le parti sociali” e per questo la Uilca si augura che “le vicende in corso non distolgano l’Abi dall’impegno di consolidare e sviluppare il livello di relazioni costruttive che caratterizza il settore”.
D’accordo con l’Abi anche Confindustria. Per l’associazione degli industriali la disposizione inserita nel dl Liberalizzazioni che sancisce la nullità di tutte le commissioni bancarie inciderebbe sul livello dei tassi d’interesse, determinandone un aumento generalizzato proprio in una fase in cui hanno raggiunto soglie difficilmente sostenibili per le imprese.
“Se la disposizione venisse approvata nell’attuale formulazione, si introdurrebbe un meccanismo di definizione del prezzo dei finanziamenti non trasparente, – spiega Confindustria – che finirebbe per penalizzare le imprese con aumenti degli spread non collegati al merito creditizio, oppure, qualora non fosse possibile agire sulla leva del tasso, con una riduzione dell’offerta di finanziamenti”.
“Ciò sarebbe tanto più grave – prosegue – in un momento in cui sta prendendo avvio il nuovo accordo sul credito alle pmi che il mondo imprenditoriale e il sistema bancario hanno siglato con il comune obiettivo di dare respiro e impulso al sistema produttivo”.
“Sarebbe quindi opportuno – secondo gli industriali – correggere la disposizione, riferendola ai soli istituti di credito che non si adeguano alle norme sulla trasparenza”.