Ricordate Cipputi? L’operaio metalmeccanico, la tuta blu simbolo di un mondo che ormai forse non c’è più, di sinistra e rassegnato, ma ancora capace di aspettative? Per 25 anni a Torino si è celebrato il mondo del lavoro con un premio cinematografico intitolato al suo nome nell’ambito del Torino Film Festival.
Ebbene, quest’anno il premio è stato cancellato. Difficile comprenderne la ragione.
Sarà perché da tempo le grandi fabbriche a Torino non ci sono più. O forse perché il lavoro come fatto sociale non è più di moda e si punta su nuovi orizzonti e nuove visioni. Sta di fatto che, messo ai margini nella società, si è deciso di cancellare il lavoro anche nella importante rassegna cinematografica piemontese.
La motivazione pare essere un po’ troppo ragionieristica per un uomo di cultura come il nuovo direttore della rassegna Stefano Francia di Celle: problemi di budget, costa troppo. Colpa del Covid.
Il papà di Cipputi, il vignettista Francesco Tullio Altan, membro fisso della giuria, è amareggiato per la scelta: “Mi dispiace – racconta – ho ricevuto una telefonata del direttore del Festival che mi ha spiegato che per ragioni economiche non si poteva più fare. Non capisco quali siano queste ragioni visto che non costa praticamente nulla”.
La sospensione è annunciata per un solo anno, ma la paura è che una volta cancellato il premio non possa poi essere riproposto negli anni a venire. Quello che stupisce è la motivazione. “Credo che la questione del budget sia una scusa – ha commentato chi da sempre si occupa del premio con Altan – . Sarebbe stato molto più corretto dire che il lavoro come tema non era di interesse della nuova direzione del Tff”.
Staremo a vedere.
Se Torino cancella il lavoro, al contrario alla Mostra di Venezia i temi sociali hanno innervato una bella fetta delle proposte in concorso. Se consideriamo anche le questioni più generali, scopriamo che ben dieci film sui diciotto in concorso erano a sfondo politico.
Si tratta di un record per la 77^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. C’è davvero di tutto, dalla figlia di Marx alla lotta di classe in Messico, dalla tragedia dello smembramento della Jugoslavia al terrorismo nell’Italia anni Ottanta.
Questi i film con al centro le battaglie per i diritti e la dignità dei lavoratori.
Nuevo Orden, di Michel Franco. Lotta di classe in Messico. Mentre si sta svolgendo una festa di compleanno in una grande villa gremita di importanti esponenti dell’aristocrazia messicana, in città scoppia una violenta rivolta del popolo contro le forze dell’ordine. I rivoltosi arrivano ad attaccare la villa stessa.
Sun Children, di Majid Majidi. Il dodicenne Ali e i suoi tre amici lavorano duramente per sopravvivere e sostenere le loro famiglie commettendo pure piccoli crimini per fare soldi in fretta. Tutto cambia quando Ali viene incaricato di trovare un tesoro nascosto, ma deve prima iscriversi alla Sun School, un’istituzione di beneficenza che cerca di educare i bambini di strada.
Miss Marx, di Susanna Nicchiarelli, racconta la vita ai limiti di Eleanor, una delle figlie del filosofo ed economista comunista. Brillante e appassionata, lottò per i diritti delle donne e l’abolizione del lavoro minorile, amava la letteratura e il teatro. Il suo grande amore, Edward Alling, attivista con il quale condivise politica e teatro, la spinse al suicidio a soli 42 anni.
Cari Compagni!, di Andrei Konchalovsky. Siamo nell’Unione sovietica del 1962. Lyudmila, membro del partito comunista locale, è una militante integralista. Durante una manifestazione, la donna assiste a una sparatoria contro dimostranti ordinata dal governo per reprimere lo sciopero: un evento che cambierà per sempre il suo mondo.
Costantino Corbari