Chi era informato attraverso la magica piattaforma you tube, ha potuto ben capire cosa c’è in gioco dal punto finanziario ed economico per le sorti del nostro Paese nell’ambito internazionale. E a tutt’oggi seguendo la malsana dinamica che si sta consumando al governo ricorda bene le conclusioni di quel Forum svoltosi nella nostra capitale a cui hanno partecipato oltre 40 speakers in collegamento da Italia, UE e Stati Uniti, uniti “virtualmente” tra di loro grazie ad uno studio a Roma ed ad altri punti focali (“hubs”) a Londra, Bruxelles e Washington con patrocinatori e partner della manifestazione.
E’ stata messa in evidenza, e sottolineato dai rappresentanti italiani della rete bancaria e assicurativa, la centralità – mai come quest’anno – degli investimenti per la ripresa della crescita e la necessità di un’Europa più solidale e ‘comunitaria’ piuttosto che ‘intergovernativa’. La pandemia ha obbligato tutti quanti a fare un passo avanti. Oggi serve dare continuità a questo percorso ed evitare di cadere nella trappola della stagnazione. Per saper affrontare le nuove sfide ambientali, tecnologiche, di coesione sociale si deve passare per la soluzione dei punti di debolezza del nostro sistema. Servono soluzioni strutturali superando deficit di efficienza e efficacia della PA, carenza di infrastrutture materiali e non, scarsa produttività, e facendo leva su turismo e qualità della vita – ‘life in Italy’ – che devono divenire eccellenze al pari del made in Italy.
Per fare questo occorre puntare su un sistema di garanzie adeguato, che sono state ‘riscoperte con la pandemia’ ma che richiedono ‘strutturale continuità’, poiché sono centrali e lo saranno ancora di più nei prossimi anni. Serve inoltre un mercato dei capitali sviluppato che sappia indirizzare il risparmio italiano non solo alle poche grandi imprese ma anche a patrimonializzare, consolidare e internazionalizzare le medie e medio-piccole. Con riferimento alle assicurazioni serve maggiore libertà di azione, oggi impedita negli investimenti a lungo termine in economia reale dall’attuale formulazione di Solvency II per riallacciare il filo sottile sul prossimo quadro finanziario pluriennale della Ue. E proprio Giuseppe Conte ha invocato spirito di unità e cooperazione tra gli Stati nella sessione conclusiva del Forum, che ha sottolineato l’importanza del multilateralismo e libero commercio e l’impegno in questo del Governo durante la prossima presidenza del G20, mentre a livello domestico le priorità dell’azione di governo sono state indicate nella ricostruzione di un clima di fiducia, di un nuovo rapporto tra Stato e cittadino attraverso una spinta riformatrice, e nel rilancio degli investimenti.
Le politiche economiche europee, con Next Generation EU, e le politiche monetarie della BCE le hanno sollecitate anche il Commissario Economia Paolo Gentiloni e il Consigliere BCE Fabio Panetta. Le priorità in materia di ripresa e impiego delle risorse UE dei governi italiano, spagnolo e lussemburghese, sono state trattate in un confronto a 3 tra i ministri Gualtieri, Calviño e Gramegna, da cui è emersa l’attenzione alla qualità della spesa pubblica ed obiettivi strategici quali la transizione green, la digitalizzazione, la gender equality. Dunque, il tutto è stato condiviso sottoscritto e promesso anche al Fondo Monetario Internazionale, collegati da Washington sui temi più globali della cooperazione transatlantica, e l’urgenza di realizzare riforme a livello nazionale, europeo e globale che ci consentano di superare la crisi nella direzione della sostenibilità e della resilienza sottoscrivendo anche le proposte che FeBAF (Federazione banche e assicurazioni) e le sue tredici associate hanno raccolto in un documento all’attenzione degli europarlamentari italiani.
Il documento analizza le tematiche di maggior rilevanza per la nostra comunità finanziaria per la chiusura d’anno terribile 2020 e per il 2021: la modifica delle attuali regole su crediti deteriorati, Asset Management Companies; aiuti di Stato; aggiustamenti di Solvency II; una gestione ad hoc delle crisi per le banche medio-piccole e l’armonizzazione dei regimi di insolvenza; aggiustamenti in materia di standard contabili IFRS17; l’accelerazione della Capital Markets Union; una implementazione coerente (anche alla luce della pandemia) di Basilea 3; assicurare coerenza al quadro regolatorio sulla finanza sostenibile; impegnarsi nella sfida del digitale; riformare Mifid; regolamentare i mandati fiduciari. Mai come quest’anno, è evidente che le priorità dell”industria finanziaria sono in realtà tali per l’economia nel suo complesso, famiglie e imprese.
Il tutto mentre oggi la BCE comunica una apertura cauta sulle ripresa della distribuzione dei dividendi. Infatti, e non è un caso soprattutto per l’italia in crisi che la Bce ( dunque la vera cassaforte dell’economia UE) mantenga un atteggiamento prudente ma apra alla distribuzione dei dividendi, chiedendo alle banche di “evitare o limitare la distribuzione di dividendi fino al 30 settembre 2021″, con un limite fissato al 15% degli utili cumulati nel biennio 2019-2020 e di un massimo di 20 punti base di capitale. L’apertura avvenuta è più cauta rispetto a quanto deciso dalla Banca d’Inghilterra, e adotta una valutazione “banca per banca”. Il presidente dell’ABI aveva segnalato in un recente intervento al Comitato esecutivo della sua associazione, presente il capo della vigilanza bancaria europea, che “in Europa non tutte le banche sono uguali”, e che su 115 gruppi o banche indipendenti italiani solo 3 sono pubblici e tutti gli altri privati. Il tema dei dividendi e dell’attenzione al mercato è trasversale al settore finanziario e assicurativo, e in quest’ultimo ambito erano arrivate sollecitazioni negli scorsi giorni anche dalla dell’ANIA, che aveva manifestato la speranza che nel 2021 venga rimossa la raccomandazione “raffredante” della Eiopa sulla distribuzione dei dividendi. E’ legittimo dubitare, vista la situazione che viviamo, che il nostro attuale governo sarà in grado di mantenere tutte le promesse fatte.
Alessandra Servidori