Ho letto con interesse l’articolo dove il mio amico Marco Cianca racconta un evento di cui si è accorto Giorgio Benvenuto imbattendosi in un libro, mai tradotto in Italiano, di in importante leader sindacale tedesco degli anni ’70 Heinz Oskar Vetter, il quale durante una visita negli Usa, insieme al collega Eugen Loderer segretario del leggendario IG-Metal (la FLM della Repubblica federale) fu convocato, nientemeno che da Henry Kissinger, allora potente Segretario di Stato. La descrizione del colloquio che iniziò parlando di calcio e della squadra del cuore di Kissinger, arrivò ben presto al sodo. Il Segretario di Stato, ossessionato dal progetto del compromesso storico, pretendeva che i due sindacalisti tedeschi si imbarcassero seduta stante su di un violo speciale per Roma con lo scopo di chiedere ai colleghi italiani quali fossero le loro rivendicazioni, per consentire a Kissinger di “di convincere i democristiani ad inserire quelle stesse richieste nel programma di una nuova coalizione di governo, a quel punto naturalmente senza i comunisti. In questo modo, sperava di riuscire ad aumentare significativamente la distanza tra i sindacati e il Partito comunista italiano e di far fallire la strategia del Compromesso Storico”. I sindacalisti tedeschi – si racconta nel libro di cui è autore Vetter – si rifiutarono correttamente di interferire nell’attività di organizzazioni sindacali di un altro Paese. Questa è la sostanza dell’articolo di Cianca di cui consiglio la lettura completa, magari per poter confrontare l’opinione che mi sono fatta con quella di qualche altro. Io ho tratto l’impressione che Vetter e Loderer siano stati vittime di una burla e che il loro interlocutore non fosse Kissinger, ma il dottor Stanamore.
Segretario di Stato Usa non aveva affatto bisogno di informarsi sul caso Italia per il tramite di due sindacalisti tedeschi, che avrebbero faticato a capire per primi. Sarebbe stato sufficiente convocare l’ambasciatore in Italia per sapere che cosa girava allora nella testa dei leader sindacali. La loro principale rivendicazione, in particolare della Cgil, era proprio il successo del compromesso storico (eufemisticamente definito “la stagione delle riforme di struttura”), in nome del quale – vedi la famosa strategia dell’EUR – le confederazioni si dichiararono disponibili ad una politica di sacrifici, che poi furono assunti davvero: una sostanziale tregua salariale, l’abolizione di un discreto numero di festività infrasettimanali trasferite a ferie, la deindicizzazione della indennità di liquidazione al costo della vita in anni di inflazione a due cifre e due decine. Una misura quest’ultima che, per il danno economico subito, fece infuriare i lavoratori i quali aderirono in massa ad un referendum promosso dalle formazioni dell’estrema sinistra e che venne disinnescato, all’ultimo momento, grazie alla riforma del TFR.
Certo, ogni confederazione interpretava a modo suo la strategia dell’Eur (che prese il nome dal Palazzo dei Congressi dove si svolse la manifestazione di lancio della piattaforma. Per la Cgil e Luciano Lama (che solo in quell’occasione si trovò in linea con Enrico Berlinguer) la svolta era costituita dall’ingresso del Pci al governo come garanzia delle riforme. Quando la maggioranza di solidarietà nazionale andò in crisi e il Pci (la seconda svolta di Salerno) ritornò all’opposizione, anche la Cgil cominciò a sentirsi stretta nelle coordinate dell’Eur (si innescò a questo punto la telenovela della scala mobile). Per la Cisl di Pierre Carniti la piattaforma dell’EUR rappresentava la scelta di un sindacato di fare politica in proprio, tanto che fu questa confederazione a portare avanti quella linea di condotta che man mano veniva abbandonata dalla Cgil. La Uil di Giorgio Benvenuto era stata – in parallelo con i mal di pancia di Bettino Craxi verso il compromesso storico – l’organizzazione meno convinta dell’appoggio fornito dai sindacati ad un progetto di carattere politico. Anche se nei momenti di dissenso che ne seguirono la Uil fu sempre affiancata alla Cisl. Da un po’ di anni, invece, la confederazione di via Lucullo è divenuta un assiduo compagno di strada della Cgil. Visto che, come ricorda Cianca, Kissinger è ancora vivo sarebbe il caso di chiedergli conto di quella burla ai danni dei suoi due connazionali, che, per fortuna non ci cascarono.
Giuliano Cazzola