E’ arrivato a Genova questa mattina all’alba, tra le proteste dei lavoratori portuali, il cargo saudita Bahri Yambu carico di armi. In concomitanza con l’attracco della nave al terminal Gmt, è scattato lo sciopero indetto dalla Filt Cgil per tutti i servizi di mare e di terra che riguardano il cargo saudita.
Nonostante le rassicurazioni della prefettura del capoluogo ligure, che nei giorni scorsi ha assicurato che sulla nave non verranno caricati materiali bellici, per ostacolare le operazioni di ormeggio e di carico, alcune decine di lavoratori si sono radunati dalle prime ore della mattina nei pressi del terminal, esponendo striscioni con scritto “Basta traffici di armi, guerra alla guerra” e “Porti chiusi alla guerra, porti aperti ai migranti”.
Ad accogliere l’arrivo della nave nello scalo genovese, un fitto lancio di fumogeni e di razzi da segnalazione. Il presidio di protesta davanti ai cancelli della Gmt, a cui stanno prendendo parte anche diversi cittadini solidali, militanti della sinistra antagonista, associazioni antimilitariste e un gruppo di scout, è stato indetto dal Collettivo autonomo lavoratori portuali e dalla Filt Cgil.
I manifestanti, circa un centinaio, sono riusciti finora a bloccare le operazioni di carico della merce, tra cui un particolare tipo di generatore che, secondo i lavoratori portuali, potrebbe essere utilizzato per scopi bellici.
“Siamo al fianco dei Camalli e della Filt Cgil – ha sottolineato Stefano Fassina, deputato LeU – in mobilitazione a Genova per bloccare i traffici marittimi di armi verso Paesi in guerra, come previsto dalla Legge 165/90 largamente ignorata. A giugno, va finalmente in aula alla Camera la nostra mozione per dare piena attuazione alla Legge e, in particolare, fermare l`esportazione, anche indiretta, delle armi prodotte o confezionate in Italia, all`Arabia Saudita impegnata in un incessante massacro di civili in Yemen”. Lo dichiara Stefano Fassina deputato LeU.