Sono trascorsi ormai cinquanta anni dall’entrata in vigore dei decreti delegati che regolamentavano, e ancora oggi regolamentano, il funzionamento degli organi collegiali e la partecipazione delle famiglie e degli studenti alla gestione della scuola italiana.
Era il 1974, nel pieno di una stagione di grande partecipazione alla vita politica, erano gli anni della contestazione operaia, giovanile e studentesca, gli anni della conquista di nuovi spazi di protagonismo per chi si era sentito in ruoli subalterni, gli anni dell’acquisizione di nuovi diritti civili. La scuola era in prima linea in questo processo di ampio rinnovamento della democrazia italiana. Alle prime elezioni degli organi collegiali si registrava una soddisfacente partecipazione di genitori. Poi, nel corso degli anni l’iniziale entusiasmo è andato scemando.
In questi ultimi anni il coinvolgimento delle famiglie nella gestione della scuola ha segnato una involuzione analoga al tasso di partecipazione alla vita politica del Paese, tanto che si parla di crisi della rappresentanza e della partecipazione, crisi evidenziata dal sensibile calo di afflusso alle urne nelle ultime tornate elettorali e dal calo degli iscritti ai partiti politici. In questi ultimi anni nella scuola secondaria superiore la partecipazione al voto dei genitori non raggiunge il 10% degli aventi diritto.
Se la crisi di partecipazione alla vita della scuola deve essere inquadrata nella più ampia crisi della vita politica, non possono essere trascurati i problemi peculiari legati all’ambito scolastico e alle sue diverse articolazioni. Alla scuola elementare la partecipazione dei genitori è certamente superiore rispetto alla scuola secondaria superiore, ma, il più delle volte, i genitori eletti negli organi collegiali sono indotti a svolgere un ruolo marginale, come se fossero degli invitati un po’ a disagio, in un ambiente di cui non conoscono le dinamiche e le norme di funzionamento. La loro capacità di incidere sulle decisioni risulta molto limitata e parziale con conseguente scoraggiamento alla partecipazione futura. È inoltre necessario precisare che esistono notevoli differenze tra tipologie di istituto scolastico. La frequenza in un Istituto Tecnico di periferia non è certa la stessa che in un liceo classico o scientifico del centro cittadino. La partecipazione delle famiglie varia a seconda del livello sociale e culturale dei nuclei familiari stessi.
La figura di maggior peso che determina le scelte fondamentali di un istituto, rimane il dirigente scolastico. Anche i Collegi dei docenti, che dovrebbero assumere le scelte più importanti di carattere pedagogico e culturale, spesso si limitano a ratificare decisioni già assunte dal Dirigente e dal suo staff. D’ altra parte è sempre più difficile chiedere ai docenti un impegno di partecipazione e di responsabilità in un sistema che non riconosce la professionalità e che corrisponde ai docenti stipendi inadeguati agli impegni richiesti. Rafforzare il ruolo del dirigente scolastico e ridimensionare quello degli organi collegiali è stato il tentativo messo in atto dalla Riforma della Buona Scuola promossa dal governo Renzi, ma il prezzo di quella riforma è stato la rinuncia a rilanciare una scuola della partecipazione per una scuola che concentrasse le decisioni e le responsabilità nella figura del dirigente scolastico.
Se da una parte, la partecipazione alla gestione della scuola delle famiglie risulta scarsa e poco convinta, sempre affollati sono gli incontri pomeridiani Scuola-Famiglia, organizzati dalle scuole per comunicare in relazione all’andamento didattico e ai risultati scolastici degli studenti. Ma in questo caso si tratta, per i genitori, di curare i pur legittimi interessi della propria famiglia e dei propri figli non certo di contribuire al buon funzionamento dell’Istituto.
L’obiettivo di ampliare la partecipazione a studenti, famiglie e forze sociali e culturali del territorio, rimane ancora da perseguire e non si tratta di trovare soluzioni tecniche o di piccoli aggiustamenti. Un rilancio della Scuola e della formazione richiede un serio impegno politico -culturale ispirato ai migliori valori della Costituzione oltre a investimenti consistenti e mirati. Solo in questa ottica sarà possibile restituire alla Scuola il ruolo centrale che merita e nel contempo rilanciare la partecipazione sociale alla conduzione e alla vita quotidiana di ogni istituto scolastico.
Pier Fausto Buccellato
professore