Il 23 gennaio a Bruxelles ci sarà una interessante audizione della FEMM, la Commissione per i diritti e la parità di genere, per conoscere l’attuazione di fondi Ue volti a combattere la violenza contro donne e ragazze
L’obiettivo dell’audizione è analizzare l’efficacia dei fondi spesi per combattere la violenza contro le donne nel contesto dell’adesione dell’UE alla Convenzione di Istanbul. L’evento farà affidamento sulle presentazioni di esperti della rete WAVE, dell’Alleanza globale contro la tratta delle donne (GAATW) e della European Women’s Lobby. Il programma Daphne è stato creato nel 1997 come iniziativa per finanziare progetti di ONG che sostengono le vittime della violenza e combattono la violenza contro donne, bambini e giovani. A causa del successo dell’iniziativa, il progetto pilota è proseguito con il programma Daphne per il periodo 2000-2003 con un finanziamento di 20 milioni di euro. È stato seguito dal programma Daphne II 2004-2006 (budget annuale medio di 10 milioni di euro) e successivamente dal programma Daphne III per il periodo 2007-2013 (con un budget annuale medio di 16,7 milioni di euro). L’attuale programma copre il periodo 2014-2020 come parte del programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza (REC).Ricordiamo che il programma Daphne III ha la finalità di contribuire alla protezione dei bambini, dei ragazzi e delle donne da tutte le forme di violenza e mira ad adottare misure volte a garantire un elevato livello di tutela della salute, del benessere e della coesione sociale. Il suo obiettivo specifico è quello di contribuire alla prevenzione e alla lotta contro tutte le forme di violenza che si verificano in ambito pubblico e privato, incluso lo sfruttamento sessuale e la tratta. Mira ad adottare misure preventive e ad offrire supporto e protezione alle vittime e ai gruppi a rischio. Il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa hanno adottato una Decisione che definisce lo specifico Programma Daphne III come parte del programma generale “Diritti Fondamentali e Giustizia”. Il Programma Daphne III inoltre mira a:assistere e incoraggiare le Organizzazioni Non Governative e altre organizzazioni attive in questo settore;sviluppare e implementare azioni mirate alla sensibilizzazione;divulgare i risultati ottenuti dai precedenti Programmi Daphne; identificare e rafforzare le azioni che contribuiscono al trattamento positivo delle persone vulnerabili alla violenza;costituire e sostenere reti multidisciplinari;assicurare lo sviluppo di conoscenze di base e lo scambio, l’identificazione e la diffusione di informazioni e buone pratiche;elaborare e sperimentare materiali educativi e di sensibilizzazione, integrare e adattare quelli già disponibili;studiare i fenomeni legati alla violenza e il loro impatto;sviluppare e implementare programmi di supporto per le vittime e le persone a rischio, e programmi di intervento per gli autori delle violenze. Al programma possono partecipare:organizzazioni e istituzioni pubbliche o private (autorità locali, dipartimenti universitari e centri di ricerca);coloro che lavorano per prevenire e combattere la violenza contro bambini, ragazzi e donne; per proteggerli contro tali violenze; per offrire supporto alle vittime; per implementare azioni mirate a promuovere il contrasto di tali violenze; per incoraggiare il cambiamento di atteggiamenti e comportamenti verso i gruppi vulnerabili e le vittime di violenza.
Sarà interessante partecipare per conoscere le iniziative Italiane soprattutto se sviluppate dopo la sottoscrizione della convenzione di Istambul per la quale, purtroppo i fondi messi a disposizione dai vari governi Italiani sono stati e sono tutt’ora quasi irrisori.
Partendo da un quadro normativo interno già comprensivo di norme di contrasto della violenza di genere, ma sempre povero di risorse per attuare le politiche conseguenti, l’Italia ha firmato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ovvero la cosiddetta Convenzione di Istanbul, aperta alla firma l’11 maggio del 2011.Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione interviene specificamente anche nell’ambito della violenza domestica, che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini ed anziani, ai quali altrettanto si applicano le medesime norme di tutela. Per entrare in vigore, la Convenzione necessita della ratifica di almeno 10 Stati, tra i quali 8 membri del Consiglio d’Europa. L’Italia ha sottoscritto la Convenzione il 27 settembre 2012 e il Parlamento ha autorizzato la ratifica con la legge n. 77/2013 (v. infra). Però ad oggi la Convenzione è stata firmata da 32 Stati, ratificata da 8 Stati; non è dunque ancora entrata in vigore. La Convenzione (art. 3) precisa che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione contro le donne.
Saremo a Bruxelles e capiremo se, come, quando, come Paese ci siamo mossi o non abbiamo fatto solo promesse.
Alessandra Servidori