MERCOLEDÌ 25 GIUGNO 2008
7ª Seduta
Presidenza del Presidente
Interviene il ministro del lavoro, salute, politiche sociali Sacconi.
La seduta inizia alle ore 15,10.
SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
Il presidente GIULIANO fa presente che è pervenuta la richiesta, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento, di attivazione dell’impianto audiovisivo per l’audizione del ministro Sacconi, in modo da consentire la speciale forma di pubblicità della seduta ivi prevista e avverte che, ove la Commissione convenga nell’utilizzazione di tale forma di pubblicità dei lavori, il Presidente del Senato ha già preannunciato il proprio assenso.
Non facendosi osservazioni, la forma di pubblicità di cui all’articolo 33, comma 4, del Regolamento, viene adottata per il prosieguo dei lavori.
PROCEDURE INFORMATIVE
Comunicazioni del Ministro del Lavoro , della salute e delle politiche sociali sugli indirizzi generali della politica del suo Dicastero, per le parti di competenza
Il ministro SACCONI introduce la descrizione delle linee programmatiche del suo Dicastero rilevando in premessa come esse vadano ad iscriversi nell’ambito di una congiuntura economica e sociale di carattere emergenziale determinata da strutturali elementi di ritardo nello sviluppo del Paese. In tale contesto, pertanto, le politiche del lavoro devono essere improntate al sostegno della crescita economica anche mediante il miglioramento della quantità e qualità delle prestazioni lavorative. Individua numerosi fattori di criticità nel modello sociale attuale, tra cui lo squilibrio demografico, gli insoddisfacenti tassi di scolarizzazione e apprendimento, la segmentazione del mercato del lavoro, la penalizzazione delle fasce di lavoratori meno protette, nonché lo squilibrio tra le aree territoriali del Paese. A fronte, quindi, di un’emergenza sociale che non appare di tipo congiunturale, si pone la necessità di apprestare rimedi di carattere strutturale.
A tale proposito preannunzia la pubblicazione di un libro verde, sull’esempio di quanto avviene in ambito comunitario, agile nelle dimensioni e nella struttura, che potrà costituire una base di discussione in vista del coinvolgimento di tutti gli attori sociali e della creazione di una positiva dialettica politica. Il nuovo modello sociale prefigurato dovrebbe essere negli auspici suscettibile di ampia condivisione ed essere caratterizzato dal passaggio da un approccio al welfare di tipo risarcitorio – alla stregua del quale si presta assistenza nel momento in cui le esigenze si manifestano – ad uno integrato e continuo, che tenda a rendere il lavoratore autosufficiente per tutto il suo ciclo di vita. In altri termini, si tratta di promuovere il passaggio da un modello di protezione passiva del lavoratore (welfare to early retirement) ad uno di sostegno attivo (welfare to work).
Nel quadro degli obiettivi di carattere generale che il Governo perseguirà, richiama in particolare: l’azione sul versante della promozione dell’occupabilità del lavoratore, anche in funzione del sostegno alle aspirazioni di crescita professionale e sociale; quella preordinata alla tutela del diritto alla salute e sicurezza sul lavoro; quella per l’affermazione del diritto a un’equa retribuzione.
In relazione al diritto alla sicurezza, evidenzia come il tasso di infortuni mortali sul lavoro debba essere ridotto drasticamente, ed occorra un ripensamento complessivo dell’approccio a tale problematica. In particolare, ritiene che la predisposizione di regole dettagliate debba essere soppiantata dal perseguimento dell’obiettivo fondamentale del miglioramento della formazione ed informazione del lavoratore, mediante un piano straordinario che individui nell’impresa la sede principale di svolgimento dell’attività formativa, modificando altresì la disciplina dei contratti di apprendistato.
Per quanto concerne, poi, il diritto del lavoratore ad un’equa retribuzione, reputa l’attuale assetto delle relazioni industriali inidoneo, in quanto essenzialmente orientato ad una politica dei redditi collegata all’andamento dell’inflazione. Tale formula andrebbe superarata a favore di un sistema che colleghi la crescita dei salari al miglioramento della produttività delle imprese. Una prima misura in tal senso potrebbe essere costituita da una riforma del prelievo fiscale sui redditi da lavoro dipendente, anche mediante piani finanziari di partecipazione agli utili.
Più in generale, evidenzia come un’effettiva realizzazione dei diritti all’occupazione, alla sicurezza e alla giusta retribuzione possa conseguirsi solo mediante l’instaurazione di relazioni industriali attive e orientate alla crescita economica. In tale prospettiva, preannuncia che in tempi brevi il Governo convocherà le parti sociali per un confronto sulle misure più urgenti per una redistribuzione del maggior reddito che si verrà negli auspici a produrre per effetto delle misure di rilancio dell’economia. In un contesto purtroppo ancora segnato da gravi difficoltà sul piano economico e finanziario, la scelta è stata quella di privilegiare l’attività redistributiva a sostegno delle fasce sociali che versano in condizioni non di impoverimento relativo, bensì di povertà assoluta.
A livello programmatico, individua tra le misure da apprestare quelle di tipo fiscale volte ad incentivare e sostenere la crescita economica, nonché quelle finalizzate a favorire la propensione delle imprese ad assumere personale, trasformando l’impulso alla crescita in aumento del tasso di occupazione. Tale ultimo obiettivo potrà essere efficacemente perseguito mediante provvedimenti di deregolazione della gestione del rapporto di lavoro, fermo restando il livello di tutela per il lavoratore. A titolo esemplificativo, fa riferimento alla scelta di sopprimere la recente disciplina in materia di dimissioni volontarie, e di sostituire il libro paga e il libro matricola con un più agile strumento di registrazione.
Tra le ulteriori problematiche meritevoli di attenzione, individua la necessità di semplificazione della disciplina del lavoro intermittente e dei contratti a termine, nonché l’eliminazione del divieto di cumulo tra redditi da pensione e redditi da lavoro. Si sofferma quindi sul tema del lavoro regolarizzabile attraverso buoni prepagati, soprattutto in relazione ai lavori saltuari e stagionali, rilevando come, in generale, in tali ambiti sia necessario lasciare maggiore spazio all’autonomia privata delle parti mediante una disciplina di principio e derogabile.
A livello di assetto delle relazioni industriali, poi, auspica che si possa passare da una situazione di conflitto tra capitale e lavoro ad una sorta di “complicità” tra parte datoriale e lavoratori mediante una legislazione fiscale orientata ad ancorare il livello dei salari ai risultati imprenditoriali, nonché mediante appositi istituti di fidelizzazione dei dipendenti e di compartecipazione agli utili, con effetti favorevoli anche in termini di trasparenza dei risultati economici.
Ritiene peraltro che il ricorso all’individuazione di enti bilaterali, quali quelli delineati nel Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, possa costituire un positivo esempio di corrette relazioni tra le parti sociali; tale modello potrebbe essere utilizzato per introdurre forme di accordi bilaterali in numerosi settori dell’attività lavorativa, dalla fase genetica a quella funzionale, con un arretramento della regolamentazione pubblica teso a favorire un sistema ispirato alla sussidiarietà. Sottolinea come una positiva applicazione di tale modello potrebbe rinvenirsi nel settore della formazione in apprendistato presso le aziende, delegando all’accordo tra le parti tutti i profili ad essa attinenti. Evidenzia peraltro che anche per quanto concerne il Testo unico in materia di sicurezza dovrebbe essere avviato un confronto con le parti sociali per ridefinire talune regole, lasciando maggiore spazio a modelli di codecisione degli attori interessati rispetto alle determinazioni unilaterali delle amministrazioni preposte. Individua, quali ulteriori ambiti di arretramento di una regolamentazione unilaterale, la disciplina degli ammortizzatori sociali e della gestione dei fondi derivanti dalla cassa integrazione.
Svolge quindi considerazioni conclusive, soffermandosi in particolare sulla necessità di rimeditare la disciplina del contenzioso giudiziario in materia di lavoro, nel senso di favorire procedure di arbitrato e di conciliazione stragiudiziale. In tal modo, con l’accordo delle parti, potrebbe conseguirsi una maggiore tempestività nella definizione delle controversie.
Per quanto riguarda infine la tematica previdenziale, ricorda che il Governo si trova attualmente ad intervenire su di una normativa già oggetto di rivisitazione da parte del precedente Esecutivo. Pur non ritenendo opportuno modificare nuovamente il sistema pensionistico, sottolinea come si pongano problematici profili di sostenibilità finanziaria dello stesso. A tale proposito, ritiene che i settori su cui dovrà comunque operarsi siano la definizione dei lavori usuranti e quella dei coefficienti di rivalutazione delle prestazioni previdenziali. Ferma restando l’esigenza di evitare un innalzamento del livello dei contributi, giudica comunque non praticabile la prospettiva della creazione di un unico ente previdenziale, mentre andrà verificata la possibilità dell’accorpamento parziale tra enti minori.
Il presidente GIULIANO ringrazia il Ministro per la sua esposizione, dichiarando aperto il dibattito.
Il senatore ICHINO (PD) rileva come gli indirizzi del Governo nel settore delle politiche del lavoro, quali testè prospettati dal Ministro, siano in parte suscettibili di valutazione positiva, sebbene occorra attendere quale concreta attuazione ne verrà data.
In particolare, appare condivisibile il richiamo all’esigenza di attenersi a quello che lo stesso Ministro ha definito il metodo sperimentale, secondo un criterio che, se coerentemente attuato, potrebbe assicurare le condizioni per una svolta importante del dibattito politico rispetto ad una prolungata stagione nella quale questo è rimasto fortemente ancorato a discussioni di principio.
Il metodo in questione presuppone però che si rendano finalmente disponibili gli strumenti per un monitoraggio affidabile degli effetti delle politiche del lavoro, tenuto conto del fatto che quelli attualmente in uso sono ormai obsoleti. Sul versante del monitoraggio delle politiche del lavoro si è assistito anzi nel corso degli anni ad un arretramento rispetto ai precedenti standard operativi: basti pensare all’abbandono, già a metà degli anni ’80, dell’esperienza realizzata dall’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori (ISFOL) con le rilevazioni sul tasso di efficacia dell’utilizzo delle risorse pubbliche per la formazione in termini di sbocchi occupazionali. Al riguardo, sarebbe in particolare essenziale realizzare un data asset dinamico attraverso l’interpolazione dei dati raccolti dall’INAIL, dall’INPS e, per ciò che attiene alla ricchezza e alla spesa delle famiglie, dalla Banca d’Italia, il che postula l’assunzione in tempi ravvicinati di appropriate iniziative di organizzazione.
Sempre in coerenza con il richiamo al metodo sperimentale, rileva come sarebbe opportuno che il Governo, e il ministro Sacconi in particolare, corredasse le misure che saranno via via sottoposte all’esame del Parlamento con una adeguata rappresentazione, anche di tipo statistico, delle aree oggetto dei singoli interventi normativi.
Per quanto riguarda le scelte adottate dal Governo in ordine alla detassazione degli straordinari, rileva come un approccio pragmatico avrebbe consigliato, atteso l’ammontare non elevato delle risorse all’uopo disponibili, di valutare la possibilità di attribuire in modo differenziato il beneficio a quelle fasce di lavoratori che denotano una maggiore elasticità dell’offerta di lavoro rispetto agli incrementi salariali, e segnatamente al lavoro femminile, anche in funzione di una massimizzazione dell’efficacia in termini di impulso alla crescita economica. Per altro verso, andrebbe valutato quale sia l’ammontare di risorse che potrà residuare per l’incentivazione della contrattazione aziendale, e comunque della corresponsione della componente del salario legata al risultato, al netto della perdita di gettito derivante dalla detassazione degli straordinari.
Passando a considerare gli interventi di deregolazione, rileva come la scelta dell’abrogazione delle disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie introdotte dal precedente Governo alla stregua della legge n. 188 del 2007 rischi di alimentare il ricorso all’odiosa pratica delle dimissioni in bianco, laddove non sia accompagnata da appropriate misure di contrasto, anche di segno diverso da quelle testè richiamate. In proposito, potrebbe essere ad esempio un efficace deterrente introdurre nell’ordinamento il reato di simulazione fraudolenta di recesso dal rapporto di lavoro, fattispecie che potrebbe essere anche essere estesa per ricomprendervi la simulazione di risoluzione consensuale del rapporto stesso.
In merito agli indirizzi del Governo relativi alla promozione della sicurezza sui luoghi di lavoro, rileva come i dati statistici disponibili evidenzino una stretta correlazione fra incidenza di infortuni gravi e dimensioni dell’area del lavoro irregolare. Di qui il rilievo che può indirettamente assumere il rafforzamento delle attività ispettive in funzione del contrasto del lavoro nero ai fini della riduzione degli infortuni, fermo restando ovviamente il carattere prioritario dei servizi ispettivi specificamente preposti alla salvaguardia delle condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. In proposito, attese le gravi carenze degli organici dei predetti servizi, andrebbe attivato, anche attraverso il ricorso a meccanismi incentivanti, il ricorso alla mobilità per superare tali carenze, sia all’interno della stessa amministrazione di competenza che attingendo ad aree di altre amministrazioni che presentano eccedenze di personale rispetto al fabbisogno.
Il senatore CASTRO (PdL) esprime convinta adesione agli indirizzi illustrati dal ministro Sacconi.
Apprezzabile risulta a suo avviso, in particolare, la scelta di fare del lavoro la leva fondamentale per il rilancio della competitività e quindi delle prospettive di crescita del Paese.
In proposito, il Governo ha finora manifestato un orientamento nel senso di assicurare una sorta di sostegno attivo a quella che negli auspici potrà essere una dimensione importante della contrattazione tra le parti sociali. Sarebbe peraltro a suo avviso un errore se l’Esecutivo, ove emergesse una scarsa propensione delle parti stesse ad avvalersi delle nuove opportunità, rinunciasse ad operare in modo incisivo per la promozione di livelli occupazionali più elevati.
Sul versante dei modelli partecipativi, occorre ricordare che nella presente fase non vi è un interesse dei lavoratori a formule di cogestione, mentre appare interessante la prospettiva dell’attivazione di forme di incentivazione fiscale per il ricorso alla partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa.
Appare infine condivisibile la preoccupazione prospettata dal Ministro per i bassi tassi di occupazione in alcuni segmenti dell’offerta, e segnatamente fra le donne e al Sud, e, in termini anagrafici, fra i giovani e fra gli ultracinquantacinquenni, ed è convincente la scelta di avvalersi, per modificare tale stato di cose, di forme contrattuali come il lavoro occasionale, il lavoro a chiamata e il lavoro a tempo parziale.
Il senatore PASSONI (PD) rileva come non manchino nell’esposizione del ministro Sacconi spunti suscettibili di valutazione positiva in termini di principio, la cui concreta declinazione fa però emergere elementi sui quali la sua parte politica dissente nettamente.
Ad esempio, la necessità di un profondo ripensamento di un modello di Welfare modellato su assetti produttivi fordisti, in funzione di una centralità della persona del lavoratore, può considerarsi un elemento acquisito nel dibattito pubblico. Le disparità di vedute si manifestano però non appena si esce dalle enunciazioni generiche, come è avvenuto al Senato ieri, allorchè il ministro Sacconi ha illustrato le linee di una strategia di contrasto degli infortuni sul lavoro connotata dal ricorso alla formula della deregolazione e dalla centralità nell’azione dei soggetti preposti alla salvaguardia della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro degli obiettivi periodicamente annunciati. Tali scelte, a suo avviso, ove concretamente attuate, rappresenterebbero infatti un vulnus ai principi e ai valori costituzionali che presiedono al quadro delle tutele del lavoratore, dal momento che sono in gioco diritti della persona che lo Stato non può delegare ad alcuno, e neanche quindi alle parti sociali, salvo che per aspetti meramente applicativi, essendo tenuto a presidiarli direttamente con la propria potestà normativa e sanzionatoria e con i propri apparati.
Sul versante degli interventi di sostegno sociale, deve constatarsi come, al di là degli annunci relativi alla distribuzione di carte prepagate, non vi sia alcun segnale della volontà di porre in essere politiche finalmente efficaci di contrasto dell’esclusione.
Più in generale, appare carente l’impegno per il recupero del potere di acquisto degli stipendi e dei salari dei lavoratori dipendenti e delle pensioni.
Quanto alle relazioni sociali, mentre si preconizza una stagione ispirata a “complicità” fra le parti, si deve rilevare come talune scelte concrete del Governo non siano affatto idonee a promuovere un clima positivo fra le stesse. Ad esempio, l’orientamento favorevole alla detassazione di tutte le componenti premiali della retribuzione, anche in difetto di specifici accordi fra le parti sociali, appare destinato a favorire il ricorso a logiche di unilateralismo nella gestione delle imprese.
Il presidente GIULIANO in considerazione dell’approssimarsi di altri concomitanti impegni parlamentari, propone di differire il seguito del dibattito e la replica del Ministro ad altra seduta.
La Commissione conviene con la proposta del Presidente.
CONVOCAZIONE DELL’UFFICIO DI PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE ALLARGATO AI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI PARLAMENTARI
Il presidente GIULIANO avverte che domani, giovedì 26 giugno 2008, alle ore 10,30, è convocato l’Ufficio di Presidenza della Commissione allargato ai Rappresentanti dei Gruppi parlamentari per procedere all’assunzione delle determinazioni relative alla programmazione dei lavori.
La Commissione prende atto di tale comunicazione.
La seduta termina alle ore 16,35.