Giovedì 3 dicembre si svolgerà un nuovo incontro di trattativa sul rinnovo del contratto nazionale dei chimici.
Sergio Gigli, segretario generale della Femca Cisl, è corretto dire che siete vicini alla chiusura del contratto?
Sì è corretto. La strada è in discesa. Se riusciamo a raggiungere un accordo sul costo del contratto e a trovare una soluzione equilibrata e condivisa sul welfare contrattuale, la chiusura è possibile.
Quali difficoltà potrebbero presentarsi giovedì?
Innanzitutto la controparte non ha ancora assunto posizioni chiare, ma contemporaneamente ha dichiarato di voler rispettare le regole. Mi auguro che giovedì abbia la capacità di fare sintesi. Poi c’è il problema della piattaforma della Filcem che non è conforme alle nuove regole.
Su quali punti c’è maggiore distanza?
I problemi sono tutti strettamente connessi al costo contrattuale. C’è una differenza di posizioni sull’aumento dei minimi salariali, ma il costo del contratto comprende anche la previdenza complementare, l’assistenza sanitaria, l’indennità di funzione dei quadri, la turnazione e il progetto formativo, tutti punti sui quali c’è una certa condivisione delle tre sigle sindacali.
Qual è la posizione della controparte?
La controparte ha mostrato la propria disponibilità a discutere su ambiente e relazioni industriali. I problemi sono sul sistema del welfare contrattuale. Infatti rispetto all’aumento salariale le imprese rivendicano un credito sul vecchio contratto e per questo la loro proposta si aggira intorno ai 102-103 euro. Chiedono poi di abolire gli scatti di anzianità.
Voi cosa rispondete?
Sul salario, pur ritenendo i loro conti corretti, giudichiamo insufficiente la loro proposta e inoltre riteniamo che non si possa rivendicare un vecchio contratto. La nostra richiesta di aumento salariale è di 118 euro, fedele all’applicazione dell’indice Ipca sul salario di riferimento, che corrisponde al valore punto del vecchio contratto. In merito agli scatti di anzianità come Femca non abbiamo pregiudizi, ma riteniamo necessario individuare un costo per il congelamento degli scarti, dal momento che questo procurerà un guadagno all’azienda. Chiediamo alle imprese quindi in che modo intendono ridistribuire questo risparmio.
Cosa chiedete ancora?
Sulla previdenza complementare chiediamo l’aumento del 2% della contribuzione a carico delle imprese, il dimezzamento del costo dell’iscrizione all’assistenza sanitaria, che attualmente corrisponde a 6 euro al mese per lavoratore, affinché aumenti il numero degli iscritti. Chiediamo inoltre di costruire un welfare aziendale o territoriale intorno alla contrattazione di II livello. Vorremmo sostituire a linee guida un vero e proprio articolo di contrattazione e individuare bene gli aspetti che possono essere discussi a livello aziendale. Sulla formazione chiediamo l’estensione del progetto Welfarma anche al settore chimico. Questo permetterebbe di puntare sulla formazione del lavoratore escluso dal mercato del lavoro, quale strumento per facilitarne la ricollocazione.
Su flessibilità del lavoro e appalti?
La Femca non è contraria alla flessibilità del lavoro, ma chiede una maggiore regolamentazione, con norme che stabilizzino il lavoro. Anche in materia di appalti è necessario fare di più, aumentare la regolamentazione attraverso una certificazione più precisa delle aziende appaltatrici e limitare le terziarizzazioni.
Chiuderete con un contratto unitario?
Mi auguro di sì, anche se è necessario che la controparte faccia dei passi in avanti. Anche la Filcem ha espresso la sua disponibilità a raggiungere compromessi, pur non specificandone i termini. Punteremo comunque a chiudere entro quest’anno per evitare perdite sul potere d’acquisto del salario dei lavoratori.
Francesca Romana Nesci