Cambiare il nuovo modello contrattuale ripartendo dalla centralità della condizione del lavoro. E’ quanto emerge da un seminario promosso dagli edili della Cgil dal titolo “Contrattare il futuro”. Per la Cgil è necessario innovare, “perché il sindacato non può stare fermo, dice Susanna Camusso, segretario confederale di Corso d’Italia, ma questa innovazione va rintracciata nel riconsiderare la condizione dei lavoratori rispetto alla professionalità e all’estensione della formazione”. E questa rivalorizzazione delle competenze, contro i criteri di discriminazione a partire dal genere, può essere ottenuta solo con lo strumento della contrattazione. E’ necessario darsi delle regole, insiste Camusso, che riducano la conflittualità, e non lasciare che siano le categorie a trovare delle soluzioni all’accordo separato, perché questo può portare o a un indebolimento di alcune categorie e al rafforzamento di altre in forma di corporazioni. Così da trovarsi poi di fronte a contratti conclusi unitariamente, dove le categorie sono più forti, e ad altri contratti come quello del turismo dove i tempi di negoziazione sono molto lunghi e rispetto ai quali non si parla più di conflittualità, ma di inciviltà.
Per il segretario generale della Fillea, Walter Schiavella, è necessario mantenere un equilibrio nelle capacità di innovazione, sia sul fronte dei diversi rapporti dei livelli contrattuali, rispetto ai quali vanno recuperati spazi più vicini alla condizione e all’organizzazione del lavoro, sia sul piano della bilateralità, che bisogna mantenere e consolidare, anche se forte è il rischio di indebolirla sul versante giuridico, ma ancor più grave su quello politico, con un’involuzione delle politiche in senso neo-liberale. A suo giudizio l’esperienza degli Stati Generali dell’edilizia mostra proprio un nuovo livello di convergenza tra lavoratori e imprese.
ltra esperienza importante è quella degli alimentaristi che sono riusciti a raggiungere un accordo per il rinnovo partendo invece da una piattaforma unitaria. “Una strada tutta in salita”, spiega il segretario generale della Flai, Stefania Crogi, “favorita da una condizione astrale positiva, dove ha vinto la volontà e la carta vincente è stato il sostegno dei lavoratori”. La presentazione di richieste unitarie, continua, è stata resa possibile dalla scelta di non riportare alcun quadro di riferimento dal punto di vista salariale. La soluzione unitaria, dopo due rotture di negoziato e nonostante la pressione di Confindustria, dimostra che nell’intesa “non c’è nulla dell’accordo separato”, osserva Crogi.
Il segretario generale della Filctem, Alberto Morselli, ha evidenziato invece la situazione difficile che sta attraversando il settore elettrico. “Non si riesce – osserva – a rinnovare il contratto e a trovare una soluzione politica che consenta, nella situazione di grande divisione data dal nuovo modello contrattuale, di dare una risposta unitaria”. Per il sindacalista è importante che il rinnovo del contratto non sia fatto dagli altri, perché poi sarebbe difficile rientrare. E’ importante trovare una soluzione politica, come è accaduto per i chimici dove il rinnovo ha visto un aumento salariale più alto di quello previsto dall’Ipca in una logica di scambio che ha interessato gli scatti di anzianità. “Ciascun contratto unitario – dice Morselli – rimane la risposta concreta a chi ha lavorato per dividere il sindacato a partire dal Governo e dalla Confindustria”. Anche per il segretario generale dei chimici della Cgil è importante innovare, motivando i no alla controparte con proposte alternative e senza ripetere condizioni del passato. La stessa partecipazione può essere un punto d’innovazione, ma, a suo avviso, deve basarsi su più avanzati modelli di retribuzione della prestazione, che non possono essere lasciati solo alle decisioni d’impresa.
Francesca Romana Nesci