Viene presentata domani con un convegno la Felsa, il nuovo sindacato dei lavoratori delle partite iva e dei lavoratori atipici della Cisl. La nuova federazione, costituita dall’accorpamento di sindacati cislini l’Alai e il Clacs, è pienamente in linea con la scelta della Cisl di tutelare e sostenere il lavoratore in quanto tale, indipendentemente dalla sua natura contrattuale. Il bacino di riferimento sarà formato da lavoratori somministrati, collaborazioni a progetto, partite iva e lavoro autonomo. Un bacino molto ampio che conta circa 350.000 lavoratori in somministrazione, 700/800 mila collaboratori a progetto, 2 milioni di lavoratori a partita iva, considerando solo coloro che hanno come unica fonte di reddito il loro lavoro, in quanto tale comparabile al lavoro subordinato. La Cisl intende così dar voce, in una situazione di grave crisi economica e occupazionale come quella attuale, a una parte consistente del mercato del lavoro che manca delle tutele fondamentali e non può certo passare tutta a contratto da lavoro dipendente. Per la Cisl infatti servono risposte concrete, capaci di offrire tutele contrattuali e servizi a questa ampia categoria di lavoratori. La Felsa inoltre risponde anche a una concezione dinamica di confederalità, dal momento che assocerà lavoratori ‘di passaggio’, destinati a confluire nelle categorie una volta assunti con contratto da lavoro dipendente. L’obiettivo infatti è andare oltre le due categorie originarie, Alai e Clacs, per allargare la rappresentanza e dare ai lavoratori un’identità sindacale più forte.
Il nuovo sindacato innanzitutto intende migliorare lo strumento bilateralità, che finora ha gestito gli ammortizzatori sociali, legandoli sempre di più a una politica attiva indirizzata alla formazione.
Altro campo di attenzione del nuovo sindacato sarà il fisco: del resto le proposte avanzate dalla Cisl in questo campo hanno l’obiettivo di tutelare sia i lavoratori dipendenti che quelli autonomi. Per quanto riguarda invece i lavoratori a partita iva, la Felsa ha alcuni precisi obiettivi. Il primo è quello di uniformare la contribuzione previdenziale delle partite iva a quella dei lavoratori parasubordinati. Infatti è accaduto che molti contratti di collaborazione sono stati trasformati in accordi con lavoro a partita iva poiché la contribuzione per questi lavoratori è a carico del lavoratore e non 2/3 a carico del datore di lavoro e 1/3 a carico del lavoratore. In questo caso l’equiparazione dei due trattamenti porta a eliminare un uso distorto degli accordi con partita iva e ad aumentare il compenso del lavoratore. Altro obiettivo è la creazione di un fondo, gestito dalle rappresentanze e dal Governo, che si occupi della parte di contributi, pari allo 0,5%, destinata a assegni familiari, maternità e malattia e che attualmente è gestita dall’Inps. In relazione a queste prestazioni la Felsa chiede, oltre alla creazione di questo fondo, di aumentare la quota contributiva all’1% per allargare le prestazioni. Ancora tra gli altri obiettivi della Felsa c’è un fondo sanitario di assistenza integrativa, il sostegno ad attività di microcredito, un servizio di assistenza fiscale, finora offerto dal Saf ma tale da poter essere potenziato, e una forma di previdenza integrativa da attuare con un fondo aperto.
Francesca Romana Nesci