Nel mese di febbraio è stato firmato tra la San Pellegrino (Nestlè), Fai, Flai e Uila e ministero dello Sviluppo Economico un protocollo per la valorizzazione delle acque minerali.
Gianluigi Toia, responsabile relazioni industriali della Nestlè, cosa vi ha spinto a proporre il protocollo?
Il clima negativo che si è creato attorno alle acque minerali a seguito di alcune campagne che incentivano l’uso dell’acqua del rubinetto e che indicano il settore come responsabile di inquinamento ambientale.
Queste campagne hanno causato perdite per il settore?
Sì, soprattutto in regioni del Nord come il Veneto ci sono state ricadute, sia sulle vendite, che sul lato occupazionale.
Perché avete coinvolto il sindacato?
Il sindacato da una parte è consapevole dei problemi occupazionali creatisi a seguito di queste campagne e dall’altra è d’accordo con noi sul fatto che l’immagine che si dà dell’industria delle acque minerali è falsata.
Cosa propone il protocollo per modificare tale immagine?
Nel protocollo si spiega la differenza che vi è tra l’acqua minerale e quella del rubinetto, si prendono impegni per la salvaguardia dell’ambiente, per esempio con l’impegno a diminuire il packaging in plastica e si pone l’accento sulla necessità di porre molta attenzione ai temi della sicurezza sul lavoro.
Cosa pensa delle polemiche che si sono innescate a seguito della richiesta di alcune regioni di aumentare il canone per l’imbottigliamento delle risorse idriche?
Le regioni hanno il diritto di valutare quali sia il cannone più giusto, ma si deve stare attenti a non creare eccessive disparità tra regione e regione. Altrimenti si corre il rischio che le aziende migrino laddove il canone è più basso. Lo stesso Veneto che aveva annunciato, in un primo momento, un rincaro ha poi fatto retromarcia.
Il settore ha sofferto per la crisi?
Sì, il settore ha risentito sia della crisi che delle campagne pseudo ambientaliste. Vi è stata in alcune regioni una sostituzione dell’acqua minerale con quella del rubinetto. Anche se abbiamo rilevato un aumento delle vendite delle bibite gasate. Quindi si può dire che siamo di fronte a una situazione di luci e ombre.
Pensa che per uscire dalla crisi serva investire in innovazione?
Sì, per esempio come San Pellegrino stiamo investendo per rendere il packaging più sostenibile da un punto di vista ambientale.
Come definisce i rapporti tra la Nestlè e i sindacati?
Abbiamo una storia di rapporti positivi e interessanti. Certo vi sono dei dibattiti talvolta intensi come è normale vi siano nelle relazioni industriali, ma negli anni abbiamo saputo costruire alleanze avanzate come nel caso del protocollo delle acque minerali.
In che senso avanzate?
Il sindacato ha dimostrato coraggio. Non era semplice firmare un protocollo in difesa delle acque minerali nel mezzo di campagne spesso ideologiche che indicano il settore come uno dei maggiori colpevoli dell’inquinamento ambientale e come un’industria che vende un prodotto identico all’acqua del rubinetto.
Luca Fortis