“Ora occorre mettere mano ad una riforma fiscale”, l’attuale sistema italiano è “pessimo”, “non funziona”. È la richiesta che il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, avanza dal palco del XV congresso nazionale del sindacato di via Lucullo che si è aperto oggi a Roma. “Noi pensiamo che già nel 2010, con il consenso di tutti, si possa cominciare a costruire un nuovo modello fiscale”, avviando una riduzione delle tasse sul lavoro, afferma il numero uno della Uil. “Non abbiamo nessuna intenzione di aspettare il 2013. Subito dopo le elezioni, se non dovesse ripartire il confronto, non staremo con le mani in mano. Noi non facciamo piattaforme per proclamare gli scioperi, ma – sottolinea – non abbiamo derubricato il conflitto delle nostre iniziative”.
La crisi, che è stata “epocale”, “non è ancora finita” – prosegue il sindacalista – e per il 2010 “sono ancora a rischio più di 200 mila posti di lavoro”. “Nel 2009, tuttavia – ha aggiunto Angeletti – grazie al complesso degli ammortizzatori sociali messi in campo, sono stati evitati circa 400 mila licenziamenti”. A suo giudizio “solo il lavoro può essere il motore della ripresa” e per questo, ritiene, serve una politica economica che sostenga la crescita puntando sulla capacità dei lavoratori. Parla poi di un’ “alleanza per il lavoro e lo sviluppo” che si occupi di attuare “specifici progetti già varati ma rimasti sulla carta, di provvedimenti già assunti e mai realizzati, di opere cantierabili e mai compiute”.
Chiede una semplificazione della pubblica amministrazione, con una riduzione dei costi di funzionamento e delle consulenze esterne, oltre a una nuova legge sugli appalti al fine di eliminare “sprechi spaventosi di denaro pubblico ma anche contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata”.
Sulla politica contrattuale Angeletti sottolinea che “l’unica riforma sociale di questi anni è stata possibile grazie all’impegno della Uil e della Cisl e alla determinazione e lungimiranza della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia”. La mancata firma della Cgil sul nuovo modello contrattuale “ha rappresentato sicuramente un problema; ma non il problema, come dimostra la recente fase dei rinnovi contrattuali che vengono sottoscritti anche da molte categorie della Cgil”. Sempre parlando del nuovo modello e dei rapporti con la Cgil, Angeletti ha aggiunto: “Siamo stati accusati di scarsa pazienza. Ma considerando che, normalmente, la Cgil impiega una decina di anni a riconoscere la bontà di certe scelte, non ci sentiamo per nulla colpevoli. Non sottoscrivendo quell’accordo avremmo continuato a penalizzare i lavoratori italiani”. Viceversa, secondo Angeletti, “il vero mestiere del sindacato, da sempre e in ogni Paese, è proprio quello di negoziare come ripartire la ricchezza che le imprese generano”.
Il numero uno della Uil ha quindi parlato di “un progetto ambizioso”: “vogliamo costruire – ha detto – il sindacato riformista”, che “non vuole essere solo un’esperienza intellettuale. Dobbiamo diventare fautori di un nuovo processo unitario sindacale, che abbia un’azione riformista. Un processo che coinvolga la società civile, gli intellettuali, il mondo delle associazioni e del cosiddetto terzo settore, ma anche altre importanti realtà della rappresentanza sindacale”.