“Chi propone per legge il contratto unico non lo capisco”. Così Raffaele Bonanni, leader della Cisl, commenta in un’intervista al Giornale la proposta di legge del Pd che vorrebbe l’introduzione di un contratto di lavoro unico, con tre anni di flessibilità (in cui si può licenziare, tranne che nei casi di discriminazione) e un salario minimo nazionale. Dopo questo periodo, si può decidere si assumere o licenziare il lavoratore. In questo caso, è prevista una compensazione economica. I parlamentari che hanno fatto la proposta di legge, secondo Bonanni, “hanno messo in piedi un’iniziativa legislativa che porta proprio ad aggirare l’art.18”. Il giudizio del sindacalista sul provvedimento è del tutto negativo “se passasse – dice – i lavoratori si ritroverebbero in una giungla di ricatti”. Bonanni è contrario anche all’istituzione di un salario minimo nazionale che definisce una norma adatta al regime cubano: “Così torniamo indietro alla camera dei fasci e alle corporazioni che stabiliva tutto – dice – ci avviciniamo alla Cina e ai Paesi dove non ci sono liberi sindacati e associazioni delle imprese. Con il contratto unico, diventiamo tutti precari”. (FRN)
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