La Fenal Uil lancia un nuovo allarme per l’occupazione nel settore dell’edilizia. Secondo i dadi dell’osservatorio della Feneal “c’è da temere un nuovo tonfo di 126 mila posti di lavoro in meno nel 2010”. Stando ai dati raccolti dall’ Osservatorio Feneal Uil/Cresme, l’indice della produzione industriale dei principali prodotti delle costruzioni cade nel primo bimestre del 2010 rispetto al 2007 e si porta a 52,6. Il mercato si è quasi dimezzato e primi due mesi sono andati malissimo, marzo e aprile sono andati un po’ meglio, ma la valutazione sul 2010 resta fortemente negativa.
Il mercato immobiliare rallenta la caduta, ma continua a scendere e nel 2010 è attesa una ulteriore flessione delle compravendite, che nel frattempo hanno visto ridursi le compravendite del 30% rispetto al 2006.
L’Osservatorio Feneal Cresme mette in evidenza infatti che Il 2010 si rivela ome l’anno più difficile del settore. Soprattutto si aggrava la situazione di tenuta dell’offerta e si aggrava il problema occupazionale. Il governo ha garantito flussi per le grandi opere, che faticano però a partire per la lavoro complessità, che rispondono alle esigenze di poche grandi imprese, mentre le piccole opere sono fortemente carenti. Allo stesso tempo i dati sull’occupazione, secondo l’osservatorio, “vanno letti secondo un’attenta valutazione politica, con tutte le conseguenze sociali ed economiche che si porta dietro”. Dei posti di lavoro persi nel 2009 l’osservatorio evidenzia che la crisi “non morde tutti allo stesso modo”. Solo nel Nord-est siamo a oltre – 20mila unità, nelle isole e nel meridione la crisi viaggia abbondantemente a 2 cifre toccando punte di oltre il 20% in aree già attualmente ad alta tensione sociale. La gravita della situazione è dimostrata dall’aumento dei fallimenti di oltre il 30%. Fallimenti che sono tanto maggiori nelle zone prima considerate ad alto sviluppo imprenditoriale e quindi floride (per esempio in Emilia Romagna abbiamo + 65% dei fallimenti tra 2008 e 2009). L’andamento negativo è dimostrato altresì dalla caduta verticale dei bandi di gara (- 33% nel 2009) e degli importi a base d’asta (- 25% I trimestre 2010 che in proiezione fa un – 48% su base annua).
Secondo i dati dell’osservatorio il 2010, e in parte il 2011, saranno anni di crisi del sistema delle imprese: “si può ragionevolmente pensare – si legge- che il 10% degli attori della filiera delle costruzioni non difficilmente riuscirà a sopravvivere; la spesa degli enti locali scendera drammaticamente, le grandi opere ripartiranno con forza, ma trovano dei tempi lunghi di attuazione”. Nel 2009 sono state bandite solo 18.673 gare di opere pubbliche (erano 49,687 nel 1998), per un totale di importi messi in gara pari a 31,1 miliardi di euro , contro i 19,7 miliardi del 1998. “La situazione attuale – conclude l’analisi dell’osservatorio – è questa: le grandi imprese, con le grandi opere in ritardo ma presto in cantiere tengono, le medie e le piccole vivono in pieno la crisi, le piccolissime si tengono in piedi solo grazie agli interventi di riqualificazione”.
(LF)
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