“Nella manovra correttiva i lavoratori vengono chiamati a sacrifici decisamente troppo grandi”. È la sintesi del documento che il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, ha presentato oggi nel corso dell’Audizione al Senato sulla manovra correttiva. “Da diverse finanziarie – ha spiegato – stiamo sostenendo che il cosiddetto ceto medio, composto da lavoratori, pensionati e famiglie che vivono di reddito e che pagano sempre le tasse, sono in attesa di provvedimenti a loro favore, a cominciare dal fisco fino ad arrivare al welfare”. “Purtroppo – si legge – con la manovra in discussione al Parlamento, tra il congelamento degli stipendi per tre anni e il taglio della produttività per il pubblico impiego, la chiusura di alcune finestre pensionistiche di uscita per tutti i lavoratori con un innalzamento di fatto dell’età pensionabile, sui quali si scaricheranno successivamente i tagli previsti per le Regioni, si prospettano anni molto duri per le persone che noi rappresentiamo”.
Per il sindacalista “la manovra correttiva fa leva eccessivamente sul rigore, distribuito in maniera non equa, e non dà sufficienti impulsi allo sviluppo, di cui il Paese ha maggiormente bisogno, soprattutto nel Mezzogiorno nei confronti del quale chiediamo un abbattimento dell’Irap per quelle aziende che, oltre a realizzare nuove attività produttive, assumono dipendenti e sospesi dal lavoro”. In quest’ottica l’Ugl ritiene inopportuna “la soppressione di importanti istituti come l’Ispesl , che ha un ruolo fondamentale in materia di sicurezza e salute sul lavoro, o l’Isae, istituto sul quale si regge uno dei cardini fondamentali della riforma della contrattazione ovvero il calcolo dell’indice Ipca”. (LF)