Non è “accettabile” che i lavoratori di Pomigliano d’Arco “vengano trasformati in schiavi”. Lo dichiarano in una nota congiunta il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e il responsabile welfare e lavoro del partito, Maurizio Zipponi.
“I lavoratori della Fiat di Pomigliano – premettono – sono sottoposti a un vero e proprio ricatto: o accettano di ridurre tutti i loro diritti, peggiorando le loro condizioni di libertà fino a non poter esercitare un diritto costituzionale quale lo sciopero oppure vengono licenziati. È evidente che i lavoratori stanno vivendo un momento di solitudine estrema e subiscono una prepotenza inaccettabile da parte della Fiat. Il tutto si svolge con la totale e criminogena assenza del governo”.
“Persino nella tanto bistrattata Prima Repubblica – proseguono – il ministro del Lavoro si impegnava a radunare intorno ad un tavolo le parti al fine di realizzare un accordo consensuale che avesse permesso: da un lato, l’investimento della Fiat e una fabbrica efficiente e produttiva; dall’altro il mantenimento dei diritti elementari dei lavoratori, mai in contrasto con un’azienda capace di far funzionare gli impianti”.
A giudizio di Italia dei valori “una fabbrica che non abbia il consenso ma il ricatto come leva per la sua gestione è destinata a non funzionare”. Per questo, l’Idv si appella al governo e alla Fiat perché “la smettano di discutere sui giornali, di polemizzare con i lavoratori della Fiom e facciano tutti gli sforzi possibili per mantenere in Italia l’investimento e la produzione”. “È giusto, concludono, che i lavoratori siano consapevoli che la fabbrica deve essere efficiente nei turni e nella sua produttività ma, per realizzare questi obiettivi, non è accettabile che gli operai vengano trasformati in schiavi”. (FRN)