Nel giorno in cui 5mila aquilani vengono a Roma per protestare contro l’abbandono da parte del Governo, il Diario del Lavoro ha chiesto a Roberto Campo, segretario generale della Uil Abruzzo, un quadro della situazione industriale e occupazionale nell’area del terremoto e nella Regione, anche alla luce della crisi mondiale.
Come è la situazione del lavoro nella città a 15 mesi dal terremoto?
Bisogna fare una premessa, la Regione già dal 2000 viveva una grave crisi economica. La caduta del Pil già nella fase precedente al terremoto era la più marcata del paese. A questo si è aggiunto il terremoto e la crisi internazionale.
La situazione sembra disastrosa, le imprese Aquilane hanno riaperto o hanno delocalizzato?
Quelle industriali hanno ripreso l’attività abbastanza in fretta, mentre sono le realtà commerciali e del terziario che non hanno mai riaperto o hanno delocalizzato. La cig all’Aquila è altissima e anche i cali che si sono visti ultimamente non mi convincono. Il tessuto economico è ben lontano dall’essere rinato. Il Governo ha fatto un buon lavoro per quanto riguarda l’emergenza abitativa, ma non si può dire altrettanto riguardo alla ricostruzione economica e del tessuto sociale.
Gli abitanti della città sono rimasti o vi è stata una crisi demografica?
Meno di quello che si temeva, i primi dati sulla scuola sono positivi, anche la popolazione universitaria non sembra essere crollata.
Cosa chiedete al Governo?
Di non fare passi indietro sulla zona franca e sulla riduzione della burocrazia. Nelle prime discussioni sulla manovra sembrava che la “zona a burocrazia zero” intaccasse le risorse per la “zona franca”. Ora questo pericolo sembra scongiurato. Inoltre il Governo avrebbe accettato di estendere la “zona franca” a tutto il comune dell’Aquila. Bisogna tener presente che avendo la regione un Irpef e un Irap tra le più alte a causa del deficit sanitario, la fiscalità di vantaggio derivante dalla zona franca porterebbe un vantaggio comunque limitato.
Tornando all’Abruzzo nel suo complesso, quale è stato l’impatto della crisi internazionale sull’industria?
Come dicevo precedentemente la regione è stata colpita da tre crisi, la prima è il crollo del Pil iniziato nel 2000, la seconda è il terremoto e la terza la crisi industriale. L’Abruzzo è la settima regione più industrializzata italiana e le tre crisi hanno avuto un impatto molto forte. Nel settore automotive, concentrato per lo più nella provincia di Chieti, si è fatta sentire forte la crisi internazionale e le realtà industriali presenti come la Sevel ( joint venture Fiat) che produce il Ducato e la Honda hanno ridotto la produzione. In particolare la Sevel era alla vigilia di un aumento produttivo che prevedeva di raggiungere il picco delle 300mila unità, invece con l’arrivo della crisi la produzione è crollata a 120mila unità.
Altre gravi crisi?
Nella provincia di Teramo si concentra la produzione tessile per conto terzi che ha subito un grave ridimensionamento nell’ultimo decennio per la concorrenza asiatica. Quindi, riepilogando, l’Aquila vive il dramma post terremoto, la provincia di Chieti la crisi dell’automotive e quella di Teramo il ridimensionamento del tessile per conto terzi.
Il caso Pomigliano avrà ripercussioni in Abruzzo?
Sì, anche se bisogna dire che nella nostra regione già da tempo avevamo avuto la capacità di concedere maggiore flessibilità pur di mantenere realtà produttive come la Sevel, la Honda o la Magneti Marelli. Inoltre, come Uil da tempo chiediamo di fare un incontro con la Fiat per potenziare la produzione nella regione. In particolare vorremmo che aumentasse la presenza dell’indotto. Ad oggi ,infatti, solo il 10% dell’indotto della Sevel è in Abruzzo. In cambio ci potrebbero essere interessanti prospettive per la Fiat. In particolare sta partendo il progetto per il Campus Automotive in Val di Sagro. Questo Campus nasce dalla collaborazione tra la Sevel e l’Honda. È importante che la Regione garantisca al progetto i fondi strutturali e quelli post terremoto per la ricostruzione delle attività produttive. Un altro progetto interessante è il gemellaggio tra l’Università dell’Aquila e la Wayne University di Detroit. Visto l’acquisizione da parte della Fiat della Crysler si potrebbe creare un interessante interscambio di cultura industriale.
Quali sono le richieste che fate al presidente della regione Gianni Chiodi?
Chiediamo al governo regionale di far pressioni sull’Esecutivo per sbloccare i fondi Fas (Fondo aree sottoutilizzate) e il master plan per la ricostruzione economica che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, tiene nel cassetto in atteso di capire il reale costo della ricostruzione abitativa e infrastrutturale. Quello che il Governo non capisce è che senza la ricostruzione produttiva quella abitativa ha poco senso. La Regione dal canto suo deve migliorare la sua capacità di spesa dei fondi fin qui disponibili, dimostrando di non sprecarli. Infine, l’altro punto dolente è il piano di rientro dal deficit sanitario, che deve essere strutturale e condiviso con le forze sociali.
Luca Fortis