Unicredit prevede di tagliare 4.700 posti di lavoro nel 2011-2013. La comunicazione arriva dopo l’incontro di oggi tra l’amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo e i sindacati, durante il quale si è iniziato il confronto per definire il percorso teso a raggiungere l’obiettivo di tagli del personale previsto nel piano di riorganizzazione. L’Azienda ha inoltre chiesto deroghe sulla mobilità sia professionale che territoriale.
Per Lando Sileoni della Federazione Autonoma Bancari Italiana (Fabi Cisl) si tratta “dell’effetto Marchionne” “Fiat – prosegue – ha purtroppo contagiato, come un effetto domino, anche il Gruppo Unicredit”. “Proprio qualche giorno – conclude il sindacalista – fa il presidente dell’Esecutivo dell’Abi, Francesco Micheli, e il neo presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, prendevano pubblicamente le distanze dal nuovo modello di relazioni sindacali e industriali inaugurato da Marchionne nella Fiat, che scarica solo sui lavoratori il costo delle riorganizzazioni e delle fusioni”.
Più morbida la posizione del segretario generale della Uilca Massimo Masi si che si è dichiarato disponibile a discutere di un eventuale fondo obbligatorio alla stregua di quanto avvenuto nelle altre banche del settore, senza dare vantaggi competitivi ad UniCredit. Per il sindacalista “andranno concordati anche il numero delle nuove assunzioni, elemento questo condizionante per il buon andamento della trattativa”. Masi esprime inoltre l’indisponibilità a lasciare aperto per tre anni il Fondo obbligatorio.
Sulle deroghe sulla mobilità sia professionale che territoriale si è detto disposto a discuterne, pur precisando che ili ragionamento andrà fatto nell’ambito del rinnovo del Ccnl del credito in scadenza il 31/12/2010, e tenendo sempre in considerazione le diverse criticità delle varie aree geografiche, nonché delle responsabilità professionali. (LF)
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