Timidi passi avanti sul principio che la stretta della supervisione europea sul debito pubblico e sulle sanzioni é necessaria, ma restano divisioni profonde su modi, tempi e poteri di decisione. E’ questo il punto sul negoziato sulle nuove regole di disciplina dei bilanci nella Ue.
Lunedì si riuniscono Eurogruppo e task force Ue sul patto di stabilità, ma la strada dell’accordo é sempre in salita. Il ‘fronté del Nord dietro la rigorosa Germania, Italia e Spagna dietro la Francia.
Il vero negoziato si sta facendo sulle proposte della Commissione europea, proposte formali, con tanto di regolamenti e testi normativi. E’ un negoziato che si é intrecciato al lavoro della task force. Le questioni aperte sono cinque. La prima riguarda le sanzioni. A fronte di una Germania decisa a uscire dal negoziato con un sistema efficace che disincentivi comportamenti fiscalmente lassisti (sostenuta dai tutti i nordici e dall’Olanda), é stata la Francia a porre nelle riunioni la questione del chi decide e del quando si decide. La Commissione propone che sia necessaria una maggioranza qualificata dell’Ecofin (in effetti nella versione Eurozona perché le sanzioni si applicano solo ai paesi dell’unione monetaria) per respingere le sanzioni. Francia, Italia e Spagna ribattono che la decisione va presa a maggioranza semplice (per rendere più facile lo stop alle sanzioni) e chiedono che il ricorso alle sanzioni passi attraverso due decisioni e non una sola. Se c’é accordo sul principio del parametro quantitativo per il debito, non c’é accordo sulla misura. La Commissione propone che debba essere ridotta di un quinto l’anno la parte di debito pubblico fra il 60% del pil e il suo livello effettivo (nel caso dell’Italia a dati 2010 il 58% che equivarrebbe a un taglio del 2,9%). Dal fronte flessibilista é emersa questa idea: valutare il debito “implicitamente”, guardando l’andamento del deficit pubblico. In sostanza non ci sarebbero grandi novità rispetto a quanto accade ora. (FRN)
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