“L’accordo Fiat di Mirafiori ha assicurato investimenti e prospettive allo stabilimento torinese e lavoro a migliaia di lavoratori di Fiat e dell’indotto, ha dato continuità al progetto Fabbrica Italia e alle prospettive di crescita della produzione di auto nel nostro paese”. Così Giuseppe Farina, segretario generale della Fim Cisl, ha commentato l’intesa su Mirafiori.
“La posta in gioco era alta e l’accordo non aveva alternative”, ha aggiunto il sindacalista, osservando che è un’intesa “impegnativa” per i lavoratori e per il sindacato ai quali viene chiesto rispettivamente maggiore disponibilità nel lavoro e garanzie nel rispetto degli impegni sottoscritti.
L’accordo, continua, “offre in cambio una maggiore retribuzione ai lavoratori e spazi di partecipazione ai sindacati firmatari dell’accordo. E’ quindi uno scambio vantaggioso, soprattutto considerando le eventuali conseguenze del mancato accordo: il dramma di migliaia di lavoratori che rischiavano di non rientrare a lavoro e il declino della presenza Fiat e dell’industria manifatturiera in Italia”.
“La Fim ha fatto il suo mestiere di sindacato, avendo consapevolezza fin dall’inizio delle priorità e dei vincoli nel confronto con la Fiat”.
Per quanto riguarda la Fiom, Farina è molto critico, parla di “irresponsabilità” da parte dei metalmeccanici della Cgil che non hanno “fatto nulla per favorire l’accordo e neanche per evitare che la Fiat ricercasse soluzioni sulla governabilità degli stabilimenti fuori dal sistema contrattuale e dalle regole della rappresentanza”. Anzi, a suo giudizio, proprio i comportamenti della Fiom hanno legittimato e fatto da alibi alle scelte della Fiat. Invece, dice Farina, “sarebbe stato sufficiente che la Fiom riconoscesse la volontà dei lavoratori di Pomigliano espressa nel referendum, e avesse quindi aderito all’accordo, per scongiurare la nascita delle newco e la loro uscita dal sistema contrattuale e dall’accordo interconfederale del ’93. Una condizione questa che la Fim ha cercato di evitare fino all’ultimo”. Tuttavia la spregiudicatezza della Fiat e l’insensatezza della Fiom hanno indotto la Fim ad accettare la gestione transitoria delle newco, che peraltro riguarderà concretamente il solo stabilimento di Pomigliano, in quanto per Mirafiori la questione si porrà a metà del 2012.
A questo riguardo, dice il leader dei metalmeccanici della Cisl, il tavolo che abbiamo aperto con Federmeccanica e Fiat per la definizione di norme specifiche per il settore auto rappresenta un’importante opportunità per rafforzare il carattere di sola transitorietà delle scelte della Fiat e per riassorbire nel più breve tempo possibile le newco all’interno del sistema contrattuale e della rappresentanza unitaria dell’industria metalmeccanica.
Infine la Fim chiede di aprire immediatamente un tavolo confederale con Confindustria per definire nuove norme sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacale che concretizzino in un nuovo accordo interconfederale le ipotesi già previste nella piattaforma unitaria del 2008 e affermino sulla democrazia sindacale che non ci sono diritti di veto per nessuno né diritti acquisiti a prescindere, e che le decisioni della maggioranza dei sindacati e dei lavoratori siano vincolanti per le scelte e i comportamenti delle minoranze. (FRN)