Sull’investimento all’ex Bertone dovranno decide le Rsu. Su questo sono d’accordo tutti e tre i segretari generali dei sindacati. E sono d’accordo anche sulla necessità di un referendum che dia l’ultima parola ai lavoratori. Certo, dice Camusso, “una serie di scelte precedenti continuano a pesare e ho la sensazione che non ci sia la volontà di cambiare pagina”. Rispetto alla possibilità di produrre la Maserati in un altro stabilimento italiano, i segretari di Cisl e Uil, hanno detto di essere disponibili “a discutere dove, come e quando”. La Fiat si è riservata di verificare le condizioni in un Cda. “Noi, dicono Bonanni e Angeletti, continueremo a dare il nostro sostegno, così come lo abbiamo dato per Mirafiori e Pomigliano”.
“La situazione è grave, ha commentato il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, e c’è il rischio che si pregiudichi gran parte del cammino percorso finora, anche per colpa dell’ostinato atteggiamento ostativo della Fiom”. “Atteggiamento, ha aggiunto, ulteriormente aggravato anche dai ricorsi in magistratura contro gli accordi di Mirafiori e Pomigliano, peraltro approvati dalla maggioranza dei lavoratori con due referendum”. “Occorre pertanto – conclude Di Maulo – forzare i tempi in direzione del contratto dell’auto e dell’uscita di tutta la Fiat dal sistema confindustriale. Solo in questo modo i comportamenti di ciascuno usciranno finalmente dall’ambiguità”.
“Occorre far capire all’azienda che tutti vogliamo l’investimento e che ognuno di noi è disposto a fare responsabilmente la propria parte non solo per non perderlo, ma anche per farlo fruttare”., ha detto Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, in merito all’incontro sul futuro dell’ex Bertone. Per il sindacalista “c’è ben poco da discutere, basta fare i conti con la realtà e capire che tra la crisi generale, l’andamento delle immatricolazioni e il mondo intorno a noi, che può portarci via risorse e produzioni, questo è il momento per cogliere le occasioni e non per perderle”.
Per il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, a rischio, se verrà applicato anche qui il modello Mirafiori-Pomigliano, è il contratto nazionale. “E’ il primo atto che estende l’uscita della Fiat dal contratto nazionale. Non so se questo le altre organizzazioni sindacali lo abbiano capito”, ha detto Landini. La Fiom ribadisce la propria contrarietà all’uscita dal contratto nazionale e ricorda che non è semplice sciogliere i nodi quando i lavoratori sono sotto ricatto. “Noi siamo assolutamente interessati e vogliamo che gli investimenti in Italia si facciano, ha concluso Landini, che si continui a lavorare, il problema sono le condizioni oggettive di lavoro”.
“Bisognerà porsi il problema quando la maggioranza della Rsu dirà di no all’investimento”, ha commentato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
Intanto si ricorda che, qualora l’investimento non fosse effettuato, potrebbero essere ritirate anche le risorse per gli ammortizzatori sociali stanziate inizialmente per un rilancio del sito. (FRN)