Assenteismo. Se ne parla tanto e da tanto tempo. Non esiste una nozione precisa. Che cosa distingue l’assenteismo dalle assenze dal lavoro protette dalla disciplina legislativa e contrattuale? Proviamo a proporre questa semplificazione: l’assenteismo è l’abuso, l’utilizzo non fondato e non giustificato della normativa che consente di astenersi dal lavoro. Ma chi stabilisce il confine? E, ancora prima, quali sono le assenze che vengono valutate ai fini dell’assenteismo?
Dipende. In alcuni casi le assenze sono addirittura obbligatorie (vedi il congedo di maternità). In altri casi sono un diritto per la persona che lavora, che può scegliere se e come esercitarle (vedi il congedo parentale). In altri viene in campo la salute della persona (vedi le assenze per malattia, ma anche quelle per infortunio o malattia professionale, fino a quelle per la malattia dei figli).
Il dibattito attuale sembra incanalato soprattutto sulle assenze per malattia. Ma ci pare evidente che vengono in gioco anche tutte le altre tipologie di congedi e permessi. Abbiamo intenzione di accettare che venga rimesso in discussione tutto? Di accettare che una vecchia discussione, che risale agli anni 70 e allo Statuto dei lavoratori, e che periodicamente viene rispolverata, venga oggi spacciata per nuova?
L’altro lato della medaglia è quello della distribuzione degli incentivi di produttività basata sulla presenza dei dipendenti. Ma, anche qui, qualcuno può davvero far passare per novità quello che si fa da tanto tempo? E che si fa solo perché è più semplice, mentre è molto più complicato valutare davvero l’apporto di chi lavora o intervenire sull’organizzazione del lavoro?
Chi si occupa di discriminazioni sa che si tratta di una vecchia battaglia. Eppure dovrebbe essere evidente che per le donne è più complicato garantire la presenza, dato il loro doppio e a volte anche triplo ruolo. I congedi per la cura di figli e di famigliari sono misure di conciliazione tra vita familiare e vita professionale.
Se il nostro paese è agli ultimi posti nell’Unione europea quanto a produttività del lavoro, dove sta il vero nodo? Nessuno in Europa pensa di collegare il tempo e la presenza con la produttività. Ma sembra che da noi si possa, nell’acquiescenza generale. E chi dice il contrario, diventa automaticamente il difensore dei fannulloni o degli opportunisti. O il difensore un po’ anacronistico delle donne. Appunto: non ci sono differenze da considerare!
Evitiamo di spacciare per deliziose omelettes delle frittatine riscaldate, degli slogan che sono efficaci solo perché semplificati, semplificanti, in un momento in cui abbiamo bisogno invece di riflessioni, distinzioni, soluzioni innovative. Gli abusi vanno combattuti e questo è il punto vero da cui ripartire. Riportando serietà e rigore, responsabilità e reputazione. Sia sui controllori sia sui controllati.
Valeria Fedeli vice segretaria generale filctem cgil
Donata Gottardi giuslavorista