Tra pochi giorni, forse anche questa stessa settimana, Luigi Angeletti firmerà la formale disdetta all’accordo del luglio 1993 sulla contrattazione. Al momento il segretario generale della Uil è fuori, ma al suo rientro, assicurano in confederazione, provvederà all’atto di cui ha parlato in questi giorni.
Dietro la volontà della Uil c’è soprattutto la decisione della confederazione dei bancari, l’Abi, di non applicare l’accordo del 2009 in occasione del rinnovo del contratto nazionale di categoria, ma di procedere nel rinnovo secondo le regole stabilite dall’accordo del 1993, nel caso calcolando gli aumenti salariali sulla base dell’inflazione programmata e non dell’Ipca. Operazione del resto complessa, non fosse che perché l’inflazione non viene più programmata e non si saprebbe comunque a cosa riferirsi. Fatto sta che la Uil ha deciso di dare formale disdetta a quell’accordo proprio per impedire che le regole di allora siano ancora applicate.
I problemi sono nati perché l’Abi ha firmato l’accordo del 2009, sia pure dopo molte esitazioni, ma non ha mai provveduto a regolare la materia con un successivo accordo, come per esempio nella primavera del 2009 ha fatto la Confindustria. Quando sono iniziati gli incontri in vista del rinnovo del contratto, l’organizzazione presieduta da Mussari ha chiesto di firmare un accordo, ma la Fisac Cgil non ha voluto procedere non avendo accettato la confederazione l’accordo. Di qui la proposta di inserire le disposizioni relative direttamente nel contratto: proposta accettata dall’Abi che a quel punto ha deciso di rinnovare però il contratto secondo le vecchie regole.
Si spiega così la decisione di Luigi Angeletti, che dando formale disdetta all’accordo del 1993 ne rende impossibile l’applicazione.
Massimo Mascini