Sono 582mila le persone che con la crisi, dal primo trimestre 2008 al primo trimestre 2011, hanno perso il posto di lavoro. Lo dice il Centro studi di Confindustria, secondo il quale il tasso di disoccupazione quest’anno si attesterà all’8,4% e nel 2012 sarà all’8,3%. “La prognosi sulla salute del mercato del lavoro non può essere sciolta – dice il CsC – e questa non é una peculiarità italiana”. La cassa integrazione “insieme agli strumenti di flessibilità dell’orario lavorativo, ha molto attenuato la perdita di posti di lavoro”: la diminuzione della domanda di lavoro avrebbe coinvolto 1,1 milioni di persone. Alla fine dell’anno prossimo, spiegano gli economisti di viale dell’Astronomia, la domanda di lavoro “sarà ancora inferiore di 840mila unità rispetto all’avvio della caduta e i posti mancanti risulteranno pari a 453mila. Parte della differenza sarà costituita da 190mila unità assorbite dalla cig, da cui é più difficile tornare all’impiego se si é over-50 o residenti al Sud. Non può essere diversamente con una produttività che dovrà recuperare ancora il 2,7% rispetto al picco pre-crisi e un clup che é del 6,3% più alto”. L’occupazione, per il CsC, “potrà aumentare solo con crescita forte, altra valida ragione per varare presto le riforme già chiamate in causa dal binomio inscindibile risanamento-crescita”. Senza riforme, infatti, sarebbero necessarie “monovre aggiuntive” per l’1% del pil al 2014, oltre al fatto che anche la crescita verrebbe dimezzata allo 0,6% già nel 2012. Tra le riforme strutturali, semplificazione e sburocratizzazione, accelerazione delle realizzazione di opere pubbliche, liberalizzazioni e apertura del mercato in molti servizi, formazione, efficienza della pubblica amministrazione, contrasto all’evasione, riforma fiscale che allevi il carico sui redditi da lavoro e impresa e lo sposti su altri guadagni e consumi.
Il Centro studi di Confindustria rivede al ribasso la stima di crescita per il 2011 allo 0,9% (dall’1,1% indicato a dicembre) e stima per l’anno venturo contemporaneamente un aumento del Pil dell’1,1% e un deficit pubblico ricondotto al 2,8%, a sancire il sostanziale raggiungimento dei target di finanza pubblica. L’indebitamento quest’anno é atteso al 3,9% del Pil, mentre il debito salirebbe al 120,1% per attenuarsi al 119,8% l’anno venturo.