Il direttivo della Cgil si è chiuso ieri a serata inoltrata senza votazione e senza un documento finale ma con la decisione di dare il mandato al segretario generale Susanna Camusso a proseguire la trattativa su rappresentanza ed esigibilità dei contratti con Confindustria, Cisl e Uil e, qualora ci fossero le condizioni, a siglare l’accordo. La firma vera e propria, però, sarà posta dalla Cgil solo previa verifica da parte dei dirigenti del direttivo dell’eventuale intesa. Tutti d’accordo in Cgil, fatta eccezione della maggioranza Fiom, dalla quale si dissocia il gruppo guidato da Durante, e della minoranza della Cgil rappresentata da Rinaldini e Cremaschi.
Non c’è stata nessuna votazione, quindi, anche perché non c’erano testi sui quali esprimere un giudizio, ma solo un quadro di massima che Camusso ha riferito rispetto all’ultimo incontro con Confindustria. Il segretario generale ha espresso un giudizio positivo sul comportamento dell’associazione delle imprese, soprattutto perché la Cgil si aspettava subito una rottura, un avviso comune senza la sua firma e un intervento successivo del governo con una legge. La novità invece sta proprio nell’apertura di Confindustria, già annunciata l’anno scorso a Genova, quando era ancora segretario generale Guglielmo Epifani.
Tra i punti chiave, ancora da approfondire nel merito, il doppio regime Rsu/Rsa che ha sollevato qualche perplessità nelle categorie in cui non esistono le Rsu. Si sta ragionando, ha spiegato Camusso, sull’ipotesi presentata da Confindustria che prevede di vincolare le intese che hanno la maggioranza dei consensi delle Rsu, elette da tutti i lavoratori, o delle Rsa, designate dal sindacato. Il ricorso alla consultazione dei lavoratori sarebbe previsto solo nel secondo caso. Punto non condiviso dalla Cgil che è sempre stata molto attenta a garantire il voto dei lavoratori.
In merito alla manovra e alla riforma del fisco, temi dei quali si discute molto in questi giorni, Camusso ha espresso grande preoccupazione e un giudizio molto negativo nei confronti del governo. Le scelte contenute nella manovra, a suo giudizio, non solo non risolverebbero i problemi del paese ma addirittura li aumenterebbero dal momento che non prevedono misure indirizzate alla crescita e allo sviluppo.
Francesca Romana Nesci