“Per la prima volta dal dopoguerra, nel 2010, la soglia dei morti sul lavoro è scesa sotto i mille casi-anno”. Lo ha annunciato il il presidente dell’Inail, Marco Fabio Sartori, presentando a Palazzo Montecitorio ‘Il Rapporto annuale Inail 2010’. Dopo il calo record di infortuni del 2009, ha aggiunto Sartori, in parte dovuto agli effetti della difficile congiuntura economica, il 2010 ha registrato un’ulteriore contrazione di 15.000 denunce (per un totale di 775.000 complessive) a conferma del miglioramento ormai strutturale dell’andamento infortunistico in Italia. “Solo dieci anni fa, ha sottolineato, gli infortuni erano oltre 1 milione (1.030.000) e ben 1.452 i casi mortali!”. Altro passo in avanti è stato fatto con l’approvazione della legge 30 luglio 2010, n. 122, con la conseguente incorporazione dell’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) e dell’Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo), che ha finalmente permesso, osserva il presidente dell’Inail, la nascita del “Polo della salute e della sicurezza” e il concreto sviluppo di quel piano industriale, fortemente voluto dall’istituto e condiviso con governo e Parlamento, il cui obiettivo finale è la realizzazione effettiva della tutela integrata e globale del lavoratore.
Sartori ha evidenziato che nelle cifre contenute nel rapporto non rientrano gli infortuni dei cosiddetti lavoratori “in nero” di cui l’Inail non viene a conoscenza. L’Istat ha recentemente diffuso le stime per il 2009 del lavoro sommerso, pari a quasi 3 milioni di unità di lavoro (Ula), e partendo da questi dati l’Inail valuta che per il 2009 si tratti di circa 165mila infortuni “invisibili” rientranti per lo più in un range di gravità medio-lieve (175mila era stata l’analoga stima per il 2006).
L’analisi settoriale 2009-2010 mostra che è l’Agricoltura a conseguire il risultato migliore (-4,8%), seguita dall’Industria (-4,7%) e dai Servizi, in controtendenza, con un lieve aumento (pari allo 0,4%) le cui cause sono già oggetto di approfondimento. Il 2010 fa registrare una diminuzione sensibile dei decessi in tutti i rami di attività: Agricoltura (-10,2%), Industria (-9,7%) e Servizi (-3,0%). Scomponendo i settori, riduzioni molto elevate si verificano nella Metallurgia (-37,8%) e nel Commercio (-26,3%), mentre il dato delle Costruzioni (-6,1%) è allineato al valore medio generale (-6,9%). In controtendenza il settore dei Trasporti (+9,8%) e anche qui le cause sono già oggetto di indagine.
Il rapporto poi pone l’attenzione sulle modalità dell’evento. Gli infortuni “in itinere” (verificatisi al di fuori del luogo di lavoro, nel percorso casa-lavoro-casa e causati principalmente, ma non
esclusivamente, dalla circolazione stradale) hanno conosciuto, nel 2010, la riduzione maggiore (-4,7%). Contenuta invece (-1,5%) la riduzione degli infortuni “in occasione di lavoro”(avvenuti all’interno del luogo di lavoro, nell’esercizio effettivo dell’attività) che rappresentano circa il 90% del complesso delle denunce. Da segnalare la crescita (+5,3%) degli infortuni occorsi ai lavoratori per i quali la strada rappresenta l’ambiente di lavoro ordinario (autotrasportatori merci, autotrasportatori di persone, rappresentanti di commercio, addetti alla manutenzione stradale, ecc.). I casi sono passati dai 50.969 del 2009 ai 53.679 del 2010, il valore più alto dal 2005, primo anno di rilevazione strutturale e completa del dato.
A fronte della sostanziale stabilità del numero di lavoratori stranieri assicurati all’Inail (+0,8%), il 2010 è stato un anno peggiore del precedente (dai 119.240 infortuni del 2009 ai 120.135 del 2010). All’incremento ha contribuito in maniera significativa la componente femminile (+6,8% contro il -1,2% dei maschi), circostanza legata alla progressiva e continua crescita numerica di colf e badanti straniere (soprattutto dell’Est europeo) che lavorano nel Paese. Migliore la situazione per i casi mortali, che continuano a diminuire (dai 144 del 2009 ai 138 del 2010, -4,2%). Il settore più colpito è quello delle Costruzioni che copre il 12,5% del complesso delle denunce (poco più di 15mila) e detiene il primato anche nel numero di decessi (32), pur in forte diminuzione rispetto al 2009 (45).
Le malattie professionali sono protagoniste, anche nel 2010, di un nuovo record (+22%, pari a 42.347 denunce, 7.500 circa in più rispetto al 2009 e oltre 15mila in più rispetto al 2006, +58%). La crescita del fenomeno, eccezionale nell’ultimo biennio, si motiva principalmente con l’emersione delle cosiddette malattie “perdute” incentivata dalle numerose iniziative avviate dall’Inail con il contributo delle parti sociali e dei medici di famiglia. Una particolare evidenza va assegnata alle malattie muscolo-scheletriche da sovraccarico bio-meccanico, da tempo le più denunciate a livello europeo e divenute negli ultimi anni, anche in Italia, prima causa di malattia professionale con il record di denunce (circa il 60% del totale nel 2010).
In merito a un confronto con l’Europa, Sartori ha detto che l‟Italia non è la “maglia nera” degli infortuni sul lavoro e i numeri ancora una volta lo dimostrano. Utilizzando come termine di paragone i tassi standardizzati Eurostat aggiornati al 2007 (ultimo anno disponibile), il nostro Paese, ha continuato, registra un indice infortunistico pari a 2.674 infortuni per 100.000 occupati, di gran lunga più favorevole rispetto a quello medio riscontrato nelle due aree Ue (3.279 per l‟Area Euro e 2.859 per l‟Ue 15). (FRN)