“La più lenta ripresa economica del nostro Paese rispetto a quella media dei paesi industrializzati e i timori di un rischio di contagio connesso alla crisi dei debiti sovrani, potrebbero influire negativamente sulla raccolta complessiva dei premi assicurativi, soprattutto nei rami vita”. Lo rileva l’Ania nel rapporto ‘L’assicurazione italiana 2010-2011’, stimando che la raccolta premi totale del settore assicurativo italiano dovrebbe registrare quest’anno una flessione del 2,9% rispetto all’anno passato, raggiungendo i 122 miliardi di euro: in particolare si stima un aumento dei premi danni (+2,4%) e un calo del settore vita (-5%).
Per il settore vita, in particolare, il volume dei premi contabilizzati, “che era stato fortemente trainato nel 2009 e 2010 dalla vendita di prodotti di risparmio garantito di ramo I, potrebbe ridursi nel corso del 2011, rimanendo tuttavia di un ammontare analogo a quello del 2009 e ampiamente superiore a quello registrato nel biennio 2007-2008”.
Secondo le previsioni dell’Ania, l’incidenza sul Pil dei premi complessivi danni e vita stimati per il 2011 calerebbe così al 7,83% dall’8,13% del 2010.
Per quanto riguarda i premi contabilizzati del settore danni, potrebbero crescere quest’anno del 2,4%, in linea con quanto registrato nel 2010 (+2,2%). “Questo sviluppo – precisa l’Ania – continua a essere influenzato dall’evoluzione dei premi del ramo Rc auto che costituisce circa la metà di tutti i premi danni”. La raccolta premi danni complessiva dovrebbe arrivare a 36,7 miliardi e l’incidenza rispetto al Pil aumentare “solo lievemente” passando dal 2,31% del 2010 al 2,35% del 2011.
Nel ramo vita, evidenzia l’Ania, “dopo la forte crescita osservata nel 2009 e 2010 come effetto di una forte domanda da parte degli assicurati di prodotti tradizionali a rendimento minimo e di un’offerta diversificata di tali prodotti da parte del canale bancario, i premi nel 2011 potrebbero ridursi nell’ordine del 5%”. Complessivamente il volume dei premi contabilizzati del settore vita dovrebbe sfiorare gli 86 miliardi di euro e l’incidenza sul Pil passerebbe dal 5,82% del 2010 al 5,47% del 2011. (FRN)
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