“È boom di assunzioni in agricoltura, con un aumento del 6% del numero di lavoratori dipendenti impegnati in campagna, a fronte di una sostanziale stagnazione dell’intero sistema economico, dove gli occupati crescono solo dello 0,4%”. Lo rileva Sergio Marini, presidente nazionale della Coldiretti, nel corso dell’assemblea annuale. L’agricoltura fa segnare di gran lunga la migliore performance occupazionale tra i diversi settori economici che sono stagnanti (+0,5% per i servizi), in calo (-0,3% per l’industria) o addirittura evidenziano un crollo (-8,1% per le costruzioni). “Il risultato positivo è particolarmente importante perché – precisa Marini – è piuttosto omogeneo su tutto il territorio nazionale, con un aumento del 7,6% al nord, del 6,6% al centro e del 5,2% al sud”.
L’agricoltura è in grado di offrire occupazione a 250mila lavoratori nei prossimi 10 anni, sulla base dell’analisi della Coldiretti che evidenzia come il risultato del primo trimestre dia continuità all’andamento positivo registrato dal settore anche nel 2010 quando l’agricoltura è stato l’unico settore ad aumentare l’occupazione. Secondo l’analisi di Coldiretti, a crescere sarà la domanda di livelli più elevati di professionalità, con particolare riguardo a figure specializzate. Le difficoltà di reperimento di manodopera si registrano per figure professionali tradizionali, che vanno dal trattorista al taglialegna fino al potatore, ma anche per quelle innovative all’interno dell’impresa agricola. Coldiretti, boom assunzioni
Parlando dei giovani Marini ha detto che “l’agricoltura è l’unico settore che non ha visto diminuire la presenza percentuale di giovani imprenditori agricoli under 30 negli ultimi quindici anni”. Il presidente sottolinea che “nell’attività manifatturiera tale percentuale si è più che dimezzata, mentre la presenza di giovani agricoltori è rimasta percentualmente stabile a conferma che il ricambio generazionale in agricoltura è più alto che in altri settori”.
“Il fatto che da decenni si parla di imprese agricole condotte da anziani non solo non è vero – aggiunge – ma, laddove accade, rappresenta un fatto fisiologico in quanto i non più giovani nelle campagne rimangono in famiglia a dare una mano fino alla fine, magari anche come titolari di azienda”.
“Non c’è dunque una contrapposizione generazionale frutto di un arretramento culturale – dice Marini – ma semplicemente una modernità sociale di cui siamo ben orgogliosi”
Sulla manovra ha poi aggiunto che “il futuro deve riaffermare il primato rispetto all’oggi e la strategia deve prevalere sulla tattica di corto respiro”. “Se il tema della manovra – prosegue – è pagare più o meno tasse, avere più o meno incentivi, fare più o meno tagli non c’è dubbio che la risposta è scontata. Se invece traguardiamo il futuro e il tema diventa se accettiamo che il nostro destino sia quello della Grecia, allora sono sicuro che il popolo italiano sarà disponibile a fare sacrifici”.
“Il punto è però un altro – aggiunge Marini – e riguarda la capacità della politica di proporre soluzioni eque che non generano sospetti e soprattutto di avere il coraggio di prendere provvedimenti che nel breve periodo sono impopolari”. Marini esorta infine i 15mila coltivatori accorsi al Palalottomatica a “far emergere quell’Italia del buonsenso di cui è ricco il Paese che non merita di essere rappresentato solo dalla crisi etica della vita pubblica”. (LF)
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