Cisl, Uil e Ugl dicono che la manovra va bene almeno per il rigore e nei numeri. Per la Cgil invece è iniqua, ingiusta e inefficace. Andava fatta, per le prime tre, perché l’obiettivo per rimanere in Europa è quello di raggiungere la stabilità economica e finanziaria, azzerare il deficit entro il 2014, prerequisito fondamentale per garantire equità e sviluppo. Il tema, da questo punto di vista, non è mai stato messo in discussione dalle organizzazioni sindacali.
Per la Cgil invece la manovra è iniqua perché colpisce i ceti più deboli e ha effetti negativi sulla prospettiva dei redditi da lavoro e da pensione, sul welfare e sugli investimenti degli enti locali. E’ ingiusta perché non contiene nessun elemento che possa pesare sulle grandi ricchezze, mentre la patrimoniale sarebbe una risposta efficace per reperire risorse a favore della politica industriale. Infine per la Cgil è inefficace perché non risolve i problemi del paese e non aiuta la crescita.
Anche per le altre organizzazioni sindacali sono molti i punti che non vanno bene o andrebbero in parte modificati.
In primis le critiche più dure sono rivolte ai provvedimenti sulla riduzione dei costi della politica e sul fisco. Per tutte le organizzazioni sindacali non sono sufficienti e rischiano di acuire il conflitto sociale in un momento di difficoltà economica in cui i sacrifici andrebbero chiesti a tutti. “Non si capisce perché buona parte della manovra sia già in vigore mentre la riduzione dei costi della politica debba essere rinviata alla prossima legislatura per poi magari non essere neanche presa in considerazione”, ha commentato Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl.
Dello stesso avviso è anche Paolo Pirani, segretario confederale della Uil, che annuncia l’intenzione della sua organizzazione di mettere in campo dopo l’estate tutte le iniziative possibili, nessuna esclusa, per chiedere urgenti provvedimenti e cambiare le cose radicalmente.
Per Vincenzo Scudiere, segretario confederale della Cgil, il non aver messo mano alla riduzione dei costi della politica è “un grande scandalo”, soprattutto se si considera la propaganda fatta. A suo giudizio occorre un segnale forte in questo senso che riduca le indennità e tutte le grandi distorsioni. Anche per Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, l’assenza di provvedimenti concreti su costi della politica e fisco è un problema importante. Il documento, a suo avviso, infierisce sensibilmente sul ceto medio basso, su gli operai e i pensionati, mentre dovrebbero essere le persone più abbienti a contribuire maggiormente all’equilibrio del bilancio.
Contestata anche l’introduzione del pagamento del ticket per i ricoveri ospedalieri e i tagli agli enti locali che, sottolinea Centrella, ricadranno sempre sui cittadini.
Se la situazione non cambierà, ha osservato Pirani, si acuirà sempre di più il distacco tra la realtà sociale e la politica.
Ma le critiche dei sindacati si estendono anche ad altre tematiche. Le due più importanti riguardano l’assistenza sociale e il pubblico impiego. Nel primo caso le misure contenute nella manovra prevedono un recupero delle risorse nel perimetro delle agevolazioni fiscali. Una decisione fortemente contestata dalla Cisl dal momento che in esse rientrano la metà delle agevolazioni concesse alle famiglie e ai lavoratori dipendenti. In questo modo, ha commentato Santini, si cancellerebbe tutto quello che finora è servito ad aiutare i redditi più bassi.
Per quanto riguarda il pubblico impiego, non si può continuare, ha sottolineato Pirani, a far coincidere il blocco dei salari con le necessità della legge 150. A suo avviso infatti occorre recuperare uno spazio di contrattazione sulla produttività e l’efficienza. Per Santini il blocco della contrattazione nazionale è stato lievemente bilanciato, sempre nella logica di contenimento dei danni, dalla contrattazione collettiva integrativa basata sull’economia di gestione.
Le positività si contano sulle dite di una mano e sono più che altro danni contenuti che obiettivi raggiunti. In particolare è stato possibile contenere il danno sulle pensioni medio basse, sostengono Santini e Pirani, ma la previdenza non dovrebbe essere oggetto della manovra dice Centrella. Per Scudiere il risultato raggiunto sulle pensioni è solo “un contentino” perché in realtà viene impedito l’aggancio della pensione al costo della vita.
E’ necessario invece recuperare l’equità. Questo, secondo Santini, può essere fatto attraverso la riduzione concreta dei costi istituzionali, il contenimento della spesa sociale nell’ottica del risparmio ma senza eliminare le prestazioni essenziali che non possono essere toccate; l’intervento su sprechi e risorse, come nel caso della sanità rispetto alla quale, ad esempio, si potrebbe intervenire con la standardizzazione dei costi, che farebbe risparmiare al paese 10 miliardi l’anno. Infine, ribadiscono Cisl e Uil, occorre intervenite con la riforma fiscale per spostare il baricentro della fiscalità su tutta l’area d’evasione e delle rendite.
Francesca Romana Nesci