La Giunta di Confindustria ha approvato all’unanimità l’accordo interconfederale, sottoscritto il 28 giugno scorso da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil in tema di rappresentanza ed efficacia della contrattazione collettiva aziendale.
L’intesa introduce importanti elementi di novità, ha commentato l’associazione degli industriali, fissa principi e criteri per la misurazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali nazionali e stabilisce regole condivise per la validità degli accordi stipulati in sede aziendale.
Confindustria ribadisce che in un momento come questo particolarmente difficile per l’economia, l’accordo – regolando i temi della rappresentanza e della efficacia dei contratti collettivi – mette “il nostro sistema di relazioni industriali nella condizione di accompagnare in modo più efficace le imprese nella competizione globale, avvicinandoci alle migliori esperienze europee”.
L’accordo, si legge nella nota di Confindustria, conferma l’importanza e il ruolo del contratto collettivo nazionale e riconosce alla contrattazione aziendale la funzione primaria di favorire recuperi di produttività attraverso il collegamento delle retribuzioni al raggiungimento di obiettivi concordati per migliorare la competitività aziendale.
L’intesa testimonia la volontà di Confindustria e di Cgil, Cisl e Uil di avere la certezza dell’efficacia e dell’esigibilità degli accordi aziendali, anche laddove fossero concordate intese modificative del contratto nazionale. Conferma questa comune volontà anche la disciplina introdotta per le “clausole di tregua sindacale” finalizzate, appunto, a garantire l’esigibilità degli impegni assunti con i contratti collettivi aziendali.
E’, a giudizio di Confindustria, un accordo che va nella giusta direzione, rafforzando un sistema di relazioni sindacali regolato che dà certezze non solo riguardo ai soggetti e ai contenuti della negoziazione ma anche sulla affidabilità ed il rispetto delle regole stabilite.
La virtuosità di questo percorso, sottolinea ancora, è stata riconosciuta anche in Europa dalla Commissione e dal Consiglio e, più recentemente, ha trovato un’ulteriore autorevole conferma nel giudizio espresso da Bankitalia.