Confcommercio chiede attenzione. Soprattutto sui temi del lavoro. I nostri settori, affermano i dirigenti della confederazione, costituiscono quasi il 50% del pil, e il 50% dell’occupazione totale, in un periodo difficile come questo abbiamo un saldo attivo tra quanti sono entrati e quanti sono usciti dalle nostre aziende. I nostri contratti si sono sempre distinti per il dato innovativo che li caratterizzava. Abbiamo applicato per primi il part time, la flessibilità di orario, la flessibilità di prestazioni. Sul welfare contrattuale siamo sempre stati i primi. Insomma, deducono da tutto ciò, siamo una realtà importante, ma siamo poco ascoltati, spesso siamo messi da parte, ancora più spesso siamo fatti oggetto di incomprensibili discriminazioni. Una situazione di minorità alla quale l’organizzazione intende mettere fine.
Francesco Rivolta, il direttore generale di Confcommercio, a lungo capo della delegazione sindacale del settore, ha tenuto oggi a sottolineare questa situazione di disparità, chiedendo un’inversione di tendenza. “Noi , ha detto, siamo sempre stati una forza tranquilla, poco incline alla polemica ad alzare la voce, ma tutto ha un limite, sentiamo una richiesta forte di rappresentanza che sale dalla periferia e intendiamo farcene interpreti”. Insomma, i commercianti e tutti gli altri imprenditori del terziario non scenderanno in piazza per protestare, ma pensano che anche nel campo del lavoro i loro settori debbano avere più attenzione e non si tireranno indietro per avere soddisfazione.
In particolare, Confcommercio vuole sviluppare il suo attacco su due fronti, l’apprendistato e il trattamento malattia, due casi che possono e a loro avviso debbono diventare emblematici. Sull’apprendistato c’è stato recentemente un accordo nazionale importante realizzato dal ministero del Welfare, ma Confcommercio non l’ ha sottoscritto. Perché a suo avviso con tiene una sperequazione di trattamenti oltretutto di non facile comprensione. Infatti la durata dell’apprendistato, che per l’industria può essere pari a 5 anni, per il terziario non può andare oltre i 3 anni. “Una disparità, afferma Rivolta, a danno degli apprendisti del nostro settore che hanno un percorso formativo minore, e delle aziende, che ne subiscono un danno evidente. E questo nonostante le nostre aziende occupino il 46% del totale degli apprendisti e aderiscano a questo istituto non per avere decontribuzioni o fiscalità di vantaggio, ma perché il loro lavoro necessita di giovani lavoratori da avviare a questi mestieri. Per questo, ha detto Rivolta, esigiamo rispetto e parità”.
L’altro caso è ancora più evidente. Confcommercio e sindacati con l’ultimo contratto hanno stabilito di garantire l’assistenza malattia ai loro dipendenti direttamente, senza il tramite dell’Inps. Questo perché il settore contribuisce all’Inps annualmente con quasi 2,3 miliardi di euro, ma riceve prestazioni per soli 700 milioni, stando ai dati del 2008, gli ultimi disponibili. Una disparità di peso, pari a più di 1,4 miliardi di euro, che ha dato il via all’accordo con i sindacati per eliminare il peso delle contribuzioni cui non corrispondano paralleli contribuzioni. Il governo però non ha preso in considerazione l’indicazione e con la manovra ha disposto che comunque tutti i trattamenti malattia passino attraverso l’Inps. Di qui la richiesta di un tavolo di discussione con il ministro Maurizio Sacconi per riconsiderare l’intera questione, anche tenendo presente che questo trattamento che prevede il passaggio dall’Inps si riferisce a operai e impiegati per il terziario, mentre per l’industria interessa solo gli operai, dato che per gli impiegati è prevista la tutela diretta. Ma più in generale la Confcommercio adesso chiede anche una diversa ripartizione dei pesi contributivi, per evitare che sia il terziario a pagare il peso dell’assistenza malattia di altri settori.
Due casi emblematici, sui quali però Confcommercio non intende lasciar correre, è decisa ad andare avanti a tutti i costi. Sul tema dell’apprendistato ha già interessato direttamente tutti i membri delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, sollevando tra l’altro una possibile questione di costituzionalità della norma, dal momento che prevede trattamenti diversi per le medesime figure professionali. Del tema del trattamento malattia vuole parlare con Sacconi e non si accontenterà di poche parole di circostanza.
Massimo Mascini