La crisi è dura e si fa sentire nei settori di loro competenza, ma la Confesercenti sa di poter contare su una disponibilità di fondo delle controparti sindacali. Siamo sulla stessa barca, dice Mauro Bussoni, vicedirettore generale, sappiamo tutti che un accordo lo dobbiamo trovare, che la mediazione è obbligata.
Bussoni, che rapporti sindacali avete avuto in questi anni di crisi?
Direi rapporti normali. Certo, quando l’economia va male, come in questi anni, è tutto più difficile, si pensa poco al rinnovo dei contratti, che servono a redistribuire quanto si è guadagnato.
La crisi ha pesato sui vostri settori?
Sì, molto. Ed è normale che in questi periodi le difficoltà crescano, si acuiscano. Perché le aziende devono ristrutturare, si devono prendere decisioni non facili, a volte drastiche per l’occupazione, i lavoratori non riescono a rioccuparsi.
Ma sta finendo questo periodo terribile?
Purtroppo non per i nostri settori, il terziario, il turismo. Sono entrati in crisi più tardi rispetto alla produzione, adesso patiscono di più.
La manovra vi ha aiutato?
Non ha aiutato, ma nemmeno peggiorato la situazione. Non ci sono stati interventi particolarmente penalizzanti, ma certamente l’aumento dell’iva graverà sui consumi, non spinge a favore degli investimenti e di una politica di consumi normali.
Con i sindacati che rapporti avete?
Si alternano momenti di ottime relazioni con altri in cui i rapporti sono più difficili. Ma c’è sostanzialmente sempre una grande disponibilità all’accordo. Alla fine ci dobbiamo mettere d’accordo per forza, quindi è sempre meglio cercare la mediazione.
Con la Cgil però avete rotto al momento della firma del contratto del terziario.
Sì, è stato così. ma i nostri rapporti con la Filcams, la federazione di settore, continuano, noi auspichiamo che ci sia un ripensamento da parte loro e che possano sottoscrivere anche loro l’intesa.
Ma fu un problema politico o di merito?
Dovrebbero dirlo loro, perché presero quella decisione.
A lei cosa è parso?
Mi è sembrata una posizione di principio, legata molto alle relazioni che c’erano in quel momento tra le confederazioni sindacali.
Se fosse così potrebbe esserci un ripensamento, considerando che Cgil, Cisl e Uil si sono riavvicinate molto con la firma dell’accordo di fine giugno.
Noi siamo i primi a sperarlo. Non fosse che perché tutti gli istituti bilaterali prevedono la presenza della Cgil, per cui la mancata firma del contratto ci crea dei problemi.
La bilateralità funziona?
Molto bene. Abbiamo svariati strumenti bilaterali, per l’assistenza sanitaria integrativa, per la previdenza, per la formazione, l’apprendistato, la conciliazione. Funzionano al livello nazionale e anche a quello territoriale e aiutano sia l’impresa che il lavoratore. Sono molto utili, soprattutto in questi momenti più difficili.
Il sistema contrattuale vi crea problemi?
No, per lo più il sistema funziona per i nostri quattro contratti, il terziario, il turismo, i panificatori e le autoscuole.
Avete anche la contrattazione integrativa?
Soprattutto al livello territoriale, perché le aziende nostre associate sono per lo più piccole e medie, per cui il livello territoriale è il più appropriato.
In questa sede si può derogare al contratto?
Sì, sia in positivo che in negativo, perché se un settore è in difficoltà può anche prevedere di perdere qualcosa.
Bussoni, le sembra che nel nostro paese il lavoro sia troppo marginale?
Trovo una colpevole disattenzione nei confronti dell’occupazione dei giovani. Servirebbe un intervento sul costo del lavoro, che diminuisse l’onere per le imprese e desse ai giovani la possibilità di trovare un’occupazione. Servirebbe una strategia precisa per cogliere questo obiettivo, ma non mi sembra sia all’orizzonte una sensibilità a queste urgenze.
Massimo Mascini