Ad oggi non è partita la procedura di cassa integrazione, annunciata recentemente dall’Eni, per la raffineria di Porto Marghera, a Venezia.
Il “pomo della discordia” è con i sindacati che in un incontro recente con i dirigenti dell’Eni non hanno condiviso il progetto perché, sostengono, non pone le basi di un concreto rilancio, utile per una futura prospettiva industriale all’attività di raffinazione.
Che in Italia l’intero settore (circa 13.000 addetti, con un indotto che oscilla oltre le 10.000 unità nella sola manutenzione ordinaria) stia attraversando una situazione di grave crisi lo ammettono le stesse organizzazioni sindacali Femca Cisl, Filctem Cgil, Uilcem Uil: vuoi per il calo generale dei consumi (4% anno su anno) nel paese, vuoi per il drastico ridimensionamento delle esportazioni di eccellenza verso paesi come gli Usa.
La prima a farne le spese sottolineano i sindacati, in questo scenario non certo idilliaco, è stata la raffineria “Tamoil” di Cremona, recentemente chiusa.
E proprio per fare chiarezza sullo scenario futuro di un settore strategico, ma che presenta elementi di criticità, i segretari generali di Femca, Filctem, Uilcem, Sergio Gigli, Alberto Morselli, Augusto Pascucci hanno chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e al ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.