Un nuovo patto tra imprese e sindacati per favorire investimenti, produttività e occupazione. E’ quanto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha chiesto alla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, aprendo i lavori del Consiglio generale in corso a Roma. In questo modo le parti sociali si confermerebbero il catalizzatore di un clima di fiducia di cui oggi l’Italia ha bisogno e che, secondo il sindacalista, la politica, sempre più distante dalla gente, non riesce ad offrire. Ma il discorso di apertura di Bonanni ha toccato anche altri temi importanti, dalla necessità di ricostruire l’unità sindacale che per la Cisl significa avere una strategia comune, alla forte critica alla riforma del mercato del lavoro per quanto riguarda la regolazione dei licenziamenti, dalla contestazione del comportamento della politica nazionale, priva dell’autorevolezza e della credibilità necessarie in questo momento di forte crisi, al ruolo fondamentale che possono svolgere le parti sociali nello sviluppo del Paese.
La Cisl non sacrificherà la sua linea riformatrice “per un rapporto unitario fine a se stesso”, ha affermato il sindacalista, ribadendo la necessità di “dialogare, avvicinare le posizioni, fare compromessi, come è avvenuto per condividere la riforma delle relazioni sindacali”. Per Bonanni “non è sufficiente mettersi d’accordo su un punto per indire uno sciopero insieme. Dobbiamo condividere almeno le scelte fondamentali di una strategia”.
Ma, a suo avviso, rimane “forte il condizionamento sulla Cgil del radicalismo politico e sociale della Fiom”. Senza chiarezza strategica, ha spiegato, anche una rinnovata unità può essere valutata come “una ricomposizione conservatrice dello schieramento sindacale, lasciando il campo alla legittimazione di ricette liberistiche contro gli interessi che rappresentiamo”. La strategia sindacale della Cisl “non cambia”, ha detto Bonanni, “con i suoi fondamenti di autonomia dagli schieramenti politici, di responsabilità e di gradualità riformatrice, per la quale lo sciopero è non il contenuto dell’azione sindacale ma l’arma estrema a fronte del rifiuto del confronto e del fallimento di ogni mediazione e risultato possibile”.
La Cisl poi considera una “follia” l’idea che sia possibile rilanciare l’economia rendendo più semplice il licenziamento. “È una provocazione, ha detto il segretario generale, per distrarre dai limiti gravi della manovra rispetto alla crisi. Chi promuove di nuovo questa sfida, non ha alcuna considerazione del valore della coesione sociale in un momento come questo”.
La realtà dei dati sul mercato del lavoro, a suo giudizio, indica come in Italia non sia difficile licenziare, mentre servirebbero politiche di riqualificazione e reimpiego per i lavoratori in cassa integrazione e incentivi per favorire nuove assunzioni. Per questo la Cisl, insieme alla Uil e all’Ugl non andrà a un incontro con il governo per discutere sulla regolamentazione dei licenziamenti e se ci sarà una qualsiasi forzatura risponderà con lo sciopero. Un confronto con il governo può esserci invece, ha continuato Bonanni, se ci sarà la volontà di discutere per implementare nuove politiche del mercato del lavoro per l’occupazione, per combattere la precarietà dei giovani e per rafforzare la flexsecurity”.
Le forze sociali, in realtà, avevano già chiesto un patto più generale, ma finora l’esecutivo si è sempre negato al confronto. In una fase di così acuta gravità, invece, ha detto Bonanni, “abbiamo assistito a forti divisioni interne al governo e alla sua maggioranza, con un’opposizione non in grado di prospettare un’alternativa credibile”. Da tutto questo, a suo avviso, non si esce con nuove elezioni, ma con una legge elettorale che restituisca ai cittadini il potere di scelta dei propri rappresentanti e con un governo più forte.
A giocare un ruolo fondamentale però, ha concluso il sindacalista, sono le parti sociali. E ha lanciato un appello alla Confindustria e alle altre associazioni imprenditoriali: “Dobbiamo dare assieme, noi un segnale all’Europa – ha detto – non facciamo dettare l’agenda dalla politica che è in uno stato confusionale. Va compiuto un passo ulteriore sul solco degli accordi interconfederali del 2009 e del 2011 per favorire gli investimenti, la produttività, l’occupazione”. In una situazione tanto grave, ha concluso, solo la più ampia condivisione delle responsabilità, delle forze sociali e di quelle politiche, anche di opposizione, può restituire credibilità e fiducia alla politica economica italiana”.