Il Congresso Nazionale di Federmanager, con l’85% dei consensi, ha rieletto Giorgio Ambrogioni alla presidenza dell’organizzazione. Faranno parte della squadra di vertice Carlo Poledrini nel ruolo di vicepresidente e Giangaetano Bissaro, in qualità di tesoriere.
Tante le questioni affrontate nel discorso programmatico a partire dalla lotta senza quartiere all’evasione fiscale, alla corruzione e al sommerso: “E’ inconcepibile – ha detto con forza Ambrogioni rivolgendosi all’assemblea dei delegati – che in questo paese si calcoli in 120 miliardi di euro l’anno l’evasione fiscale e che il costo della corruzione debba valere 60 miliardi di euro l’anno, in un quadro generale che vede un terzo dell’economia sommersa. Un cancro sociale di queste proporzioni non possiamo più permettercelo. C’è bisogno di competenza ed etica manageriale, di investimenti nell’education, di modificare una legge elettorale che ha tolto sovranità agli elettori, di liberare le imprese da un eccessivo carico fiscale, e di colpire le rendite e le troppe riserve indiane fuori controllo che ancora esistono e che ostacolano lo sviluppo”.
“Un triennio di sfide attende il nuovo mandato presidenziale che parte dalla politica industriale, a lungo latitante”, ha continuato Ambrogioni. “Sarà necessario elaborare nuove chiavi di lettura della questione meridionale, contrastare i processi di privatizzazione fino ad oggi prevalentemente finalizzati a fare cassa senza rafforzare il sistema Italia, affrontare il nodo irrisolto del nostro capitalismo, facendo comprendere che il manager competente può essere una risorsa per il rilancio del paese.
La realizzazione di un programma così ambizioso, a suo giudizio, richiederà la messa a punto di un nuovo modello di relazioni industriali e della rappresentanza. Su questo delicato terreno il lavoro è già cominciato, ha detto, con la creazione di un nuovo soggetto sociale: “la Costituente manageriale”, che si può considerare il primo passo verso la costruzione di una nuova grande autorevole confederazione unitaria aperta a tutta la dirigenza pubblica e privata e alle altre professionalità.
“Se da un lato è necessario guadagnare punti di Pil per riavere un posto nel mondo – ha concluso Ambrogioni – è anche vero che se crediamo all’Europa dobbiamo dare valore alla contaminazione tra culture e professionalità, favorendo il confronto tra diverse esperienze manageriali, che sappiano misurarsi con la legislazione comunitaria. La crisi può avere un effetto rigeneratore, a patto di ripartire dai valori del dialogo. Uno sforzo che dobbiamo compiere tutti. Il cammino della crescita si percorre sempre insieme agli altri”.