E’ pronta la piattaforma unitaria sulla base della quale Cgil, Cisl e Uil chiedono al governo di aprire un confronto sui temi della crescita e dell’equità sociale e fiscale. Il documento contiene proposte specifiche in materia di lavoro, previdenza e liberalizzazioni.
Sulla riforma del mercato del lavoro i sindacati chiedono un piano organico che sostenga l’occupazione, in particolare con strumenti rivolti ai giovani, alle donne, ai disoccupati, agli over 50 e al reimpiego dei lavoratori in cassa integrazione. Va incentivato, a loro giudizio, il lavoro stabile e ridotte e semplificate le altre tipologie di lavoro flessibile. E’ necessario, dicono, assicurare le risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga anche per il 2012 e successivamente realizzare un riordino del sistema. Nel merito ribadiscono che il contratto a tempo indeterminato deve essere la forma comune di impiego e che vanno incentivate le tipologie contrattuali che promuovono il lavoro stabile, quali il contratto di apprendistato professionalizzante come canale d’ingresso al lavoro per i giovani e il contratto d’inserimento per il reimpiego dei disoccupati, delle donne, degli over 50. Inoltre vanno favoriti i part-time per la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita, oltre che per affrontare fasi di crisi. Ancora rafforzare e rendere da subito esecutivo il credito d’imposta occupazione per il mezzogiorno e incentivare la trasformazione di contratti di lavoro impropriamente utilizzati (lavoro a progetto, partite iva, tirocini) in forme di lavoro stabili. Per fare questo, secondo i sindacati, uno strumento valido può essere la parificazione dei costi contrattuali e contributivi rispetto al lavoro subordinato a tempo indeterminato. Interventi migliorativi sono previsti per il contratto a tempo determinato, il lavoro subordinato, i voucher, i tirocini.
Per quanto riguarda la previdenza Cgil, Cisl e Uil contestano le recenti misure varate dal governo che “devono essere modificate” perché sono “insostenibili e inique”. “Si è realizzato – dicono – un intervento volto solo a fare cassa”. Sono molte le situazioni d’eccezione che vanno risolte, a partire dai lavoratori espulsi dai sistemi produttivi che rimangono senza lavoro e senza alcuna forma di reddito, ai lavoratori collocati in mobilità, in esodo, a carico dei fondi di solidarietà di settore, che hanno sottoscritto la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro per effetto di accordi che tenevano conto dei requisiti pensionistici previgenti e che ora si ritrovano, di colpo, posticipati.
Per i sindacati, inoltre, va rispettato un certo principio di gradualità, senza il quale l’impatto sulla vita delle persone risulta pesante.
Infine Cgil, Cisl e Uil condividono l’idea di procedere a liberalizzazioni purché queste contribuiscano alla crescita del Paese. Liberalizzare – dicono – non significa automaticamente privatizzare, significa interagire con il lavoro, determinare una sana concorrenza che si traduca in un vero vantaggio in termini di prezzi e qualità. Alla base del processo di liberalizzazione però per i sindacati è importante il mantenimento della proprietà pubblica di asset strategici come la rete ferroviaria italiana, il rispetto del contratto nazionale di settore e la tutela del lavoro, il rispetto delle competenze istituzionali a tutti i livelli, il rafforzamento delle autorità di vigilanza per monitorare la qualità dei servizi, la politica tariffaria e garantire il primato della pubblica utilità sulle esigenze privatistiche. (FRN)