I sindacati dei lavoratori telefonici, Fistel Cisl, Slc Cgil e Uilcom Uil dicono no alle delocalizzazioni dei call center.
Negli ultimi anni sono stati circa 25 mila i posti di lavoro persi.
Molte aziende, dopo aver sfruttato i contributi pubblici offerti per la stabilizzazione del personale, hanno scelto di trasferirsi in altre nazioni sia europee (Albania, Romania) sia extraeuropee come Tunisia e Argentina.
“In questi giorni – ha spiegato Salvo Ugliarolo segretario nazionale Uilcom con delega alle comunicazioni – è partita la fase per il rinnovo del contratto nazionale delle Telecomunicazioni e il tema delle delocalizzazioni si pone come uno dei principali problemi a cui dare una risposta. E’ evidente che la pratica dell’offshore, che continua a essere oggetto di “scambio” tra committenti e outsourser per ottenere tariffe al di sotto del valore di mercato, non è il modello di sviluppo da perseguire e va affrontato con ogni mezzo”.
“L’obiettivo – prosegue Ugliarolo – della riduzione dei costi, rincorso da tutte le aziende di Telecomunicazioni, non può realizzarsi attraverso un dumping commerciale e contrattuale che comprime diritti e salario, trascurando la qualità del servizio offerto.
I sindacati auspicano un accordo che porti a una soluzione del problema puntando non all’abbattimento dei costi, ma a salvaguardare la professionalità e qualità dei servizi che vengono erogati ai cittadini.