In Italia il 2011 si chiude con un calo del Pil, che cresce solo dello 0,4%. Lo rende noto oggi (2 febbraio) l’Istat, ricordando che nel 2010 l’aumento era stato pari all’1,8%. Si è registrata una netta frenata della crescita. L’ultima previsione dell’esecutivo stimava un aumento dello 0,6% del Pil per l’anno scorso.
Il rapporto deficit-Pil si è attestato nel 2011 al 3,9%. Nel 2010 questo stesso rapporto aveva toccato quota 4,6%, si è quindi rilevato un miglioramento. Le stime prevedevano un rapporto al 3,8%. Quanto al rapporto debito/Pil è salito ancora al 120,1% dal 118,7% del 2010. Il dato, elaborato dalla Banca d’italia, è stato diffuso dall’Istat, che lo ha indicato come il più elevato dal 1996, quando era al 120,2%.
Scende leggermente la pressione fiscale complessiva, composta da imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil. La pressione è pari a 42,5%, in riduzione di 0,1 punti percentuali sul 2010.
Le imposte indirette sono aumentate del 2%, trainate soprattutto dall’aumento dell’Iva e delle imposte sugli oli minerali e gas metano. Le imposte dirette sono risultate in calo dello 0,1%, essenzialmente per effetto della contrazione dell’Irpef.
La spesa delle famiglie è ferma. Nel 2011 la spesa per consumi finali è salita in volume dello 0,2%, in frenata rispetto al 2010 (+1,2%). A trainare i consumi – secondo l’Istituto – è la spesa per i servizi (+1,6%), mentre il consumo di beni cala (-0,9%). Particolarmente marcata nella media annuale è la flessione della spesa per i generi alimentari.
I redditi da lavoro dipendente sono aumentati dell’1,8% nel 2011, stesso aumento per le retribuzioni lorde. Se si considerano le uscite delle amministrazioni pubbliche, però, i redditi da lavoro dipendente si sono ridotti dell’1,2%, in presenza di una riduzione delle unità di lavoro.
La situazione italiana non è positiva neanche se confrontata ai principali paesi europei. Secondo i dati finora disponibili, infatti, l’anno scorso si è avuto un aumento del Pil in volume nel Regno Unito (0,9%), in Francia (1,7%) e in Germania (3,0%). Crescita dell’1,7% anche per gli Stati Uniti, mentre il Giappone ha riportato una diminuzione dello 0,9%.