“Non possiamo quantificare, ma ci saranno migliaia di persone per una manifestazione senza paragoni rispetto a quelle dei lavoratori di una sola banca. Sarà una sorpresa per molti vedere che scende in piazza l’Italia, nessuna regione esclusa, anche persone che in azienda hanno responsabilità manageriali: i grandi numeri delle assemblee, con migliaia di persone a riempire teatri a Roma, Lecce, Bari, Napoli, fanno presupporre una grande partecipazione”, hanno detto Antonio Damiani, della Fisac Cgil, Marco Radi, della Fiba Cisl, e Carlo Magni, dell’Uilca.
I sindacati nell’occasione hanno anche respinto l’accusa di non aver fatto niente perché si evitasse di arrivare a questo punto: “Il sindacato non è il cda, non siamo noi a dover vigilare i costi effettivi delle operazioni, se qualcuno ha fatto il contratto per l’acquisizione di Antonveneta senza clausola di salvaguardia, costringendo Mps a fare due aumenti di capitale non è colpa di questo tavolo. Siamo convinti che chi dirige l’istituto ha sbagliato e per questo abbiamo chiesto le dimissioni del presidente della banca Mussari e della Fondazione Mancini, non può pagare solo l’ex dg Vigni ma tutto il top management”, ha aggiunto Radi. “La famosa discontinuità di cui si è parlato ha riguardato solo l’ex direttore generale, ma nel momento di individuare le responsabilità dovrebbe essere molto più diffusa e riguardare tutto il gruppo di personalità di alto livello”, ha commentato Florindo Pucci, della Fabi.
“Questa classe dirigente – ha concluso Luca Bianchi di Dircredito – ha sperperato il patrimonio dell’azienda, ha allontanato i clienti migliori, ha penalizzato i piccoli azionisti, e ora vuole brutalizzare i dipendenti con una soluzione sbrigativa a problemi di poco conto”. (LF)
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