Un centinaio di aziende pronte a sbarcare nel veneziano e oltre 2 miliardi di euro di investimenti in quattro mesi faranno risorgere una prima tranche di Porto Marghera, una delle zone più inquinate d’Italia e per questo con molte aree da tempo dismesse.
È il frutto di un accordo pilota, lanciato dalla Regione del Veneto e accolto dal ministero dell’Ambiente, siglato oggi a Venezia. L’intesa porterà a investimenti complessivi per 5 miliardi di euro, di cui 3 da fonte pubblica e 2 mld privati.
Le istituzioni, rappresentate dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, dal Governatore del Veneto Luca Zaia, dall Magistrato alle Acque, Ciriaco d’Alessio, dal Comune con il sindaco Giorgio Orsoni, dalla Provincia di Venezia con la Presidente Francesca Zaccariotto e infine dall’Autorità Portuale con il Presidente Paolo Costa, hanno sottoscritto un accordo di programma finalizzato ad attivare e accelerare il processo di disinquinamento, riconversione industriale e riqualificazione economica del Sito di Interesse Nazionale (Sin) di Venezia-Porto Marghera e aree limitrofe.
L’accordo, articolato su 12 articoli, si basa sulla volontà di semplificare e sburocratizzare le procedure di bonifica e intervento, e favorire il recupero del territorio con il reinserimento di industrie. L’esempio della Regione Veneto, per Clini, diventa propedeutico per altri 57 siti industriali altamente inquinati di interesse nazionale.
Punto fondante del rilancio di Porto Marghera sarà “l’accelerazione e semplificazione delle procedure di bonifica” per giungere sia al “ripristino ambientale”, sia allo “sviluppo di attività produttive sostenibili”, coerenti con l’esigenza “di assicurare il rilancio dell’occupazione”. L’accordo, che ha una validità di 10 anni, stabilisce anche la tempistica per l’avvio dei progetti di bonifica. Le attività dovranno iniziare entro sei mesi dall’approvazione del progetto, fatte salve le operazioni di emergenza per le quali il ministero dell’Ambiente, in fase di approvazione, ha facoltà di richiedere tempistiche inferiori. I progetti di riconversione ai quali si punta riguardano principalmente la cosiddetta chimica verde, l’energia, la logistica, la nautica, la cantieristica, l’innovazione e la ricerca. Il documento, che semplifica le procedure di bonifica per la prima volta in Italia, utilizza un fondo di rotazione in dotazione alla Regione Veneto (20 mln di euro) per incentivare la bonifica in favore delle piccole e medie imprese.
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