La Uila Uil ha raccolto 160mila firme per chiedere alcuni cambiamenti alla riforma del mercato del lavoro già varata dal Senato e ora alla Camera. I risultati della campagna sindacale sono stati presentati oggi a Roma all’ex teatro Capranica. La petizione, che ieri è stata consegnata al presidente del Senato Renato Schifani, chiede di non abolire la mobilità, di consentire il reintegro nei casi di licenziamenti per motivi disciplinari o economici, di assicurare ai lavoratori esodati la pensione secondo le vecchie norme e di tornare alla formula prevista l’anno scorso per la detassazione dello salario di produttività.
All’evento hanno partecipato 800 delegati e hanno preso la parola tra gli altri, il segretario generale del sindacato, Stefano Mantegazza, il senatore del Pd, Stefano Fassina e il senatore del Pdl, Gaetano Quagliariello.
Mantegazza ha spiegato che l’iniziativa è nata “perché la Uila, ritenendo che scioperare in questa fase non fosse utile, ha deciso di entrare nei luoghi di lavoro e spiegare ai lavoratori la contrarietà alla riforma del lavoro chiedendogli di firmare la petizione”. In questo modo, ha sottolineato, “siamo entrati nelle fabbriche di tutto il paese e abbiamo sensibilizzato le persone creando un’iniziativa di mobilitazione che ci permetterà di proseguire fino a quando non avremo dei cambiamenti alla legge”.
Mantegazza ha ricordato che la sponda con i parlamentari ha già costretto l’esecutivo ad alcuni cambiamenti. Per esempio sui voucher dove un emendamento ne ha ristretto l’utilizzo ai soli pensionati e studenti e ha reso obbligatorio indicare il valore ora e la numerazione. Su questo punto, ha aggiunto, “si è creata un’importante frattura con le parti datoriali, ma rimango dell’opinione che chi si è detto contrario al valore ora e alla numerazione, consapevolmente o inconsapevolmente ha aiutato chi sfrutta il lavoro”.
Il segretario ha anche puntualizzato che la Uila non è solamente contraria ad alcuni punti del provvedimento, ma ne contesta tutta la filosofia. Per Mantegazza non era questo il momento per rendere più semplici i licenziamenti e per aumentare gli oneri per le imprese. Il segretario ha aggiunto di essere critico con il governo che “fino ad oggi ha parlato di crescita e sviluppo, ma poi ha approvato leggi che fanno precipitare il paese in recessione”. Inoltre, ha aggiunto, i sacrifici fiscali degli italiani non servono a molto perché i tassi di interesse che crescono “finiscono per vanificare tutto”. L’unico modo per mettere fine a questa spirale, ha detto, è una nuova politica europea.
Mantegazza ha concluso il suo intervento mettendo in luce alcuni punti della riforma che secondo lui c’erano seri problemi. Il primo riguarda la contribuzione figurativa sulla mini Aspi che metterebbe a rischio le pensioni degli stagionali. La seconda osservazione è che la riforma renderebbe più conveniente per le aziende agricole utilizzare le agenzie interinali piuttosto che assumere direttamente gli stagionali. Sull’abolizione della mobilità, ha infine fatto notare, che impedirà quel meccanismo che ha garantito di poter licenziare attraverso un percorso protetto le persone più vicine alla pensione piuttosto che i giovani.
Anche il parlamentare del Pdl Gaetano Quagliariello si è detto contrario alla riforma del mercato del Lavoro approvata dal governo dicendo che “ha peggiorato la normativa invece che migliorarla”. Il politico, ha aggiunto, che solamente con un maggiore integrazione europea si potrà superare la crisi.
Il responsabile economico del Pd Fassina si è detto d’accordo anche lui sul fatto che solamente l’Unione Europea potrà risolvere la crisi, ma ha aggiunto che dovrà farlo cambiando la politica attuata fin’ora. Il rigore, ha detto dovrà essere compatibile con la crescita. Sulla riforma del mercato del lavoro, ha puntualizzato di dubitare che la camera possa portare modifiche, ma che è possibile che vengano fatte correzioni successivamente.
Luca Fortis