Il governo sta lavorando ad un piccolo concentrato di provvedimenti per la crescita da non chiamare ‘dl crescita’ ma piuttosto ‘operazione crescita’. E’ la rivelazione del premier Mario Monti nel suo intervento alla Camera, davanti a un Aula non particolarmente affollata di deputati, ma con tutti i leader della maggioranza.
Monti dice di comprendere “l’ansia di crescita” che attraversa il Paese e le forze politiche, ma ribadisce ancora una volta che per vedere gli effetti sul fronte dello sviluppo “ci vogliono mesi”. Il premier, poi, spiega: “l’ansia ci può portare qualche volta a dividere il tempo in categorie logiche che non hanno grande riscontro nella realtà. Avuti questi buoni risultati sul fronte della stabilità potremmo ben chiudere la fase uno e aprire la fase due: non è così, prima di tutto perché la disciplina dovrà essere nostra compagna di viaggio, alla quale ci abitueremo e che non è necessariamente foriera di depressione e recessione, se accompagnata da politiche adeguate”.
Sulle azioni per la crescita il governo “si è messo al lavoro già all’inizio della propria attività e in provvedimenti come il pesante pacchetto ‘salva Italia’ e altri provvedimenti per evitare situazioni molto compromettenti per il Paese, abbiamo già ricavato all’interno misure pro-crescita”.
Anche nel futuro, prosegue Monti, “la disciplina di bilancio sarà la nostra compagna di viaggio, non necessariamente foriera di recessione se adeguatamente accompagnata da politiche adeguate”, però “abbiamo preferito che il Paese cercasse di fare da sé, non perché sia disdicevole essere assistiti ma perché abbiamo visto che l’assistenza generalizzata vuole dire la cosiddetta troika, termine russo che in salsa europea vuole dire vedersi seduti, quasi come governatori collettivi, l’Fmi, la Bce e la Commissione europea”.
In altre parole, torna a rivendicare Mario Monti, “sono sicuro che il Parlamento condivida il sentimento del governo di auspicare sì una parziale cessione di sovranità in un percorso condiviso di costruzione europea, mentre altro è dover cedere in modo asimmetrico parte della propria sovranità”.”Gli sforzi che il popolo italiano fa sono duri da accettare – riconosce infine – ma sarebbero stati più duri e maggiore l’alienazione e la ripulsa se si fossero dovuti accettare come in Grecia”.