La crisi allarga l’area dell’economia sommersa e del lavoro nero. Sono almeno 500 mila i lavoratori immigrati che essendo stati licenziati negli ultimi mesi hanno perso il permesso di soggiorno e sono stati costretti all’irregolarità e spesso a cadere nelle braccia della criminalità organizzata. Per questo è necessario un intervento urgente di regolarizzazione con un provvedimento di legge. Ma è anche necessario rivedere tutto l’impianto della legislazione italiana sull’immigrazione che ormai ha assunto un carattere strutturale per il nostro Paese. E’ questo l’allarme lanciato oggi dalla Cgil che ha chiuso la sua due giorni della Terza Conferenza nazionale sull’immigrazione alla quale hanno partecipato decine di delegati sindacali immigrati, operatori del settore e rappresentanti delle amministrazioni locali e del governo nazionale.
“Non si può più continuare a guardare all’immigrazione come ad un fenomeno emergenziale – ha detto oggi Vera Lamonica, segretario confederale Cgil concludendo la Conferenza – si tratta di un fenomeno strutturale e si tratta di una risorsa per il Paese, stante gli scenari demografici, i lavori che svolgono e il contributo degli immigrati al finanziamento del welfare, cui danno molto di più di quello che ricevono. Si tratta di intervenire sul tema della cittadinanza degli immigrati, a partire dal riconoscimento del diritto al voto amministrativo”.
L’ultimo rapporto Caritas sull’immigrazione parla di 600 mila persone che hanno perso il permesso di soggiorno avendo perso il lavoro. Il censimento dell’Istat del 2011 parla di un milione diimmigrati che hanno ricevuto regolarmente il questionario, ma non l’hanno compilato. Tra queste due cifre la Cgil ricava la cifra di almeno 500 mila persone che sono state risucchiate nel sommerso. “Se infatti tutte queste persone che hanno perso il permesso avessero deciso di tornare nei loro paesi di origine – spiega Piero Soldini, responsabile immigrazione della Cgil nazionale -avremmo avuto un esodo di almeno 50 mila persone al mese, 1800 al giorno. Un esodo che non avrebbe potuto passare inosservato. Ma se non sono andati via che fine hanno fatto?”
Per questo la Cgil rilancia l’allarme sulla vera emergenza, quella della regolarizzazione. Con ilgoverno è stato avviato un tavolo di confronto e ci sono stati già due incontri. Finora però le aperture e la disponibilità ad affrontare il problema non si sono tradotte in provvedimenti legislativi.
Con la Conferenza nazionale sull’immigrazione, che si è chiusa oggi con l’intervento conclusivo di Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil, il sindacato rilancia le sue proposte: un provvedimento di regolarizzazione di tutti coloro che lavorano in nero come norma transitoria nella ratifica della direttiva n.52; la concessione di un permesso di soggiorno di protezione e convertibile per le vittime di sfruttamento che denunciano i loro sfruttatori; un provvedimento di tutela umanitaria ai profughi del nord Africa e della Libia; un piano di formazione pubblica e gratuita per l’apprendimento della lingua italiana; un provvedimento di semplificazione delle norme burocratiche che riguardano gli immigrati per superare le inefficienze burocratiche e le vessazioni; rivedere l’odiosa e ingiusta sovrattassa sul permesso di soggiorno.
La Cgil non si accontenta di lanciare l’allarme e le sue proposte alla politica, ma rilancia anche al suo interno la sfida. “La Cgil – dice Vera Lamonica – ha più di 400 mila iscritti e per questo vogliamo rafforzare il percorso di una maggiore presenza in tutti i luoghi di lavoro dell’organizzazione, dalle Rsu agli organismi dirigenti locali e nazionali”. (FRN)