“Noi rappresentiamo un’idea di crescita e di sviluppo completamente diversa da quella dominante: l’Italia e il suo futuro sono legati alla capacità di essere l’Italia della grande creatività, delle piccole e medie imprese agricole, artigiane, manifatturiere che poi sanno crescere e conquistare il mondo”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel suo intervento all’Assemblea nazionale dell’associazione. “C’e’ una Italia – ha detto – del buon cibo e di quell’agroalimentare che sa incontrare i bisogni profondi dei consumatori e dei cittadini, del turismo, dell’arte, della cultura, della bellezza, dell’innovazione intelligente”. “E’ questa l’Italia futura, quella per cui – ha precisato Marini – il territorio è una miniera di opportunità, il cui modello di sviluppo è compatibile con la salvaguardia di un capitale umano e sociale unico al mondo”.
Parlando dell’attualità politica Marini ha detto che “occorre cogliere l’occasione della spending review per togliere di mezzo una volta per tutte quegli adempimenti burocratici inutili che tolgono all’attività di impresa 100 giorni l’anno”. “Il vero vantaggio di una spending review possibile – ha sottolineato – non è solo nel taglio del personale pubblico che sarà difficile per il costo sociale che ne deriverebbe, ma nel recupero di almeno 100 giornate di lavoro all’anno che gli imprenditori perdono per stare dietro alle carte”. “Non vanno certo eliminati – ha detto – quegli adempimenti che garantiscono la sicurezza alimentare ed ambientale che qualificano il nostro Made in Italy, ma non c’è dubbio che troppo spesso la burocrazia si inventa pratiche per giustificare se stessa. Basterebbe ridimensionare questa micidiale spinta creativa per recuperare qualche punto di Pil”.
Parlando della crisi economica e finanziaria il presidente ha detto che “il modello delle economie di scala e le leggi del Pil e della finanza da sole stanno impoverendo le famiglie e i territori spingendo a produrre al minor costo senza tenere in alcuna considerazione il prezzo sociale, ambientale ed etico che provocano”. “Siamo convinti – ha sostenuto – che il nostro Paese possa ritrovare una via sostenibile di sviluppo e competitività sui mercati locali e globali solo se saprà ripartire dai territori, in primo luogo dal loro patrimonio ambientale e culturale, e dalla creatività delle sue piccole e medie imprese che insieme rendono distintivo il marchio Italia”. “Una via che – ha precisato – saprà reggere anche la competizione globale, contando sulla produzione e su flussi di merci speciali per bisogni speciali, percepiti dai consumatori sparsi in molti luoghi del mondo. Ma vi è anche un altro aspetto, forse più importante. L’agricoltura che rappresentiamo, fatta di dialogo diretto con la società attraverso la vendita diretta e di risposte concrete alle sue scelte di consumo sempre più consapevoli, racconta che si può generare nuova economia e nuova occupazione arricchendo nel contempo la comunità, garantendo la nostra gente prima come cittadini e poi come consumatori”. E’ tempo – ha aggiunto – di ripensare lo sviluppo in una logica di benessere secondo principi di sostenibilità, etica del lavoro e coesione sociale”.
Parlando di globalizzazione Marini ha sottolineato come spesso si dica che stiamo vivendo una crisi finanziaria economica globale, ma questo, sottolinea non è vero, perché quella che stiamo vivendo è una crisi “olitica globale”. “La responsabilità – sostiene – è infatti della politica che ha fatto un passo indietro, accettando la globalizzazione dei mercati senza globalizzarsi”. In ciò – ha precisato – non è mancata una certa supponenza: l’idea infatti che il mercato si sarebbe autoregolamentato è stata puntualmente smentita dalla storia. La globalizzazione senza regole è diventata globalismo, il mercato senza regole mercatismo dove tutto è merce e il Pil è l’unico misuratore con la speculazione che vince sull’etica e sul lavoro”. “Dalla politica non si prescinde, oltre c’è il vuoto, lo sappiamo, ma sappiamo anche che la cattiva politica rischia di compromettere il destino del paese e il destino dell’Europa. Per usare le parole di De Gasperi lo sforzo di mediazione e di equità è compito necessario dell’autorità europea”.
Un segnale positivo Marini lo ha però indicato. “Con il recente vertice di Bruxelles – ha detto – la politica ha dimostrato che può recuperare la sua sovranità e che l’Italia può tornare ad avere il ruolo che merita nei confronti degli altri Paesi membri” “Questo è accaduto – ha spiegato – grazie alla minaccia di veto dell’Italia sulla riforma della politica agricola comune (Pac) dalla quale dipende molto del futuro del cibo, dell’ambiente, del paesaggio e della qualità della vita del Made in Italy”. L’agricoltura – ha concluso Marini – produce beni etici durevoli in termini sociali e ambientali che non si misurano con il Pil, ma dai quale dipende molta parte della qualità della vita degli italiani”. (LF)
Napolitano, da agricoltura contributo a crescita
Per il presidente in una situazione economica difficile, Coldiretti è chiamata ad offrire un apporto rilevante di riflessione e di proposta sul contributo che questo settore può dare alla ripresa di una crescita forte e sostenibile dell'economia italiana.