Si prospetta un autunno caldo per il settore del credito che dovrà affrontare una delle fasi più difficili degli ultimi anni. I problemi sono stati rimandati tutti a settembre, dopo che, nei giorni scorsi, banche e sindacati si sono riuniti per trovare una soluzione condivisa sullo spinoso tema dei tagli.
L’associazione ha riepilogato ai sindacati la situazione di difficoltà che vivono i diversi gruppi: si calcola che tra mancate uscite dovute alla riforma pensionistica e nuovi esuberi potrebbero essere 15.000 gli addetti coinvolti dal riassetto, anche se secondo il monitoraggio sindacale le uscite potrebbero arrivare a toccare il tetto delle 20.000 unità. Numeri importanti, basti considerare che solo il gruppo MPS previde 4.600 esuberi su 31 mila lavoratori: 2.360 dall’esternalizzazione del Back Office, 1.210 dalla cessione di asset, il resto da uscite naturali e pensionamenti. Il nuovo piano industriale 2012 – 2015 prevede la chiusura di 400 sportelli su una rete di 2.915 filiali. Non un caso isolato, all’orizzonte di UBI tagli invece pari all’8% delle spese per il personale, con una riduzione di 1.500 dipendenti full time.
Scenario non molto diverso per Intesa Sanpaolo. Il piano di razionalizzazione dei costi varato a seguito dell’entrata in vigore della riforma Fornero, che ha bloccato 4.500 uscite del vecchio piano industriale, prevederebbe la chiusura di 1.000 filiali (forse solo 700) sulle 5.581 presenti in Italia. Il gruppo smentisce però la cifra ventilata dai sindacati.
Ridimensionamento anche per Unicredit, il piano conferma l’obiettivo di una riduzione del personale di 3.500 unità, prevedendo il pensionamento obbligatorio di 800 lavoratori. Ma l’elenco prosegue con BPER, il piano industriale 2012 – 2014 prevede 450 e 600 tra riqualificazioni e ricollocazioni professionali su circa 11.800 dipendenti. Popolare di Bari ha annunciato 250 esuberi su un totale di 1.888 dipendenti, Credito Valtellinese ha dichiarato 150 esuberi su 1.460 dipendenti. Mentre il piano 2011 – 2014 di Banco popolare fissava la chiusura di 140 sportelli entro il 2015 e un migliaio di esuberi. A settembre la revisione del piano potrebbe aumentare il numero. Banca Etruria non chiude sportelli ma ha dichiarato di recente 200 esuberi su un totale di 1.778 bancari. Ed ancora, Popolare di Milano ha previsto il calo da 200 a 150 dei dirigenti, riqualificazione e formazione di 2.300 dipendenti, riduzione del personale di circa 700 unità sulle 8.500 attive. Questi alcuni dei numeri principali ma l’intervento sugli sportelli riguarda la quasi totalità degli istituti, tanto basta ad annunciare un autunno complicato.
Difficoltà anche sul fronte della contrattazione, nazionale e aziendale. Infatti, mentre il contratto del credito è stato rinnovato il 19 gennaio scorso, gli integrativi aziendali sono completamente fermi.
In merito alla contrattazione nazionale sono state costituite Commisioni paritetiche per affrontare alcune questioni non ben definite nel contratto. Il lavoro delle Commissioni però si è bloccato perché le aziende hanno chiesto una corrispondenza dell’orario di lavoro con l’orario di sportello 8.00-20.00, il che porterebbe il cassiere a chiudere lo sportello alle 20.00 per poi rimanere a lavoro fino alle 20.40. Proposta rifiutata dai sindacati perché prolungherebbe l’orario oltre il tempo pattuito dal contratto nazionale. L’Abi di fronte a questo rifiuto ha deciso quindi di bloccare anche il lavoro delle altre Commisioni, ad esempio quelle su conciliazione tempi di vita/lavoro, inquadramento, pari opportunità, previdenza complementare. Il confronto riprenderà a settembre.
Rispetto agli integrativi aziendali, invece, la contrattazione è ferma perché ci sono alcuni punti del contratto nazionale che non sono stati recepiti a livello aziendale. Ad esempio a livello nazionale si era deciso di chiudere alle esternalizzazioni e invece a livello aziendale il ragionamento non ha funzionato. Un altro punto fondamentale del contratto nazionale è quello di valorizzare la contrattazione di secondo livello e invece le banche hanno disdetto i contratti integrativi. Infine, si era deciso di procedere con una trattativa unica per i premi incentivanti e aziendali e invece non solo le aziende continuano a trattare singolarmente ma hanno deciso in molti casi di erogare solo il premio incentivante e di ridurre o eliminare il premio aziendale.
A tutto questo si aggiunge la questione del Fondo di solidarietà, sul quale era stato raggiunto un accordo l’8 luglio 2011, che ancora aspetta la firma del governo per essere operativo.
Sono riprese, invece, le trattative per il rinnovo del contratto del credito cooperativo che erano state interrotte a maggio. Il negoziato proseguirà dopo Ferragosto.
Difficile anche la situazione del settore delle assicurazioni, fortunatamente non colpito così pesantemente dalla crisi come il settore del credito. Sul piano nazionale, dopo la firma del contratto del 7 marzo 2012, sono partite le Commissioni paritetiche su flessibilità e orari, ammortizzatori sociali. Poi c’è la questione del fondo di solidarietà unico che dovrebbe nascere tra l’unione del fondo di solidarietà (simile a quello del credito) e del fondo legato alle liquidazioni coatte e amministrative. Il confronto è stato aggiornato dopo la metà di settembre.
In merito ai contratti integrativi, a settembre verranno presentate le piattaforme per i rinnovi dei gruppi Generali e Alias, mentre restano da gestire gli esuberi derivanti dalla manovra di fusione Unipol-Fonsai. (FRN)