Elena Lattuada, segretaria confederale della Cgil, responsabile della contrattazione nell’industria, è molto precisa. Il direttivo della Filctem, afferma, ha chiesto delle modifiche e queste vanno cercate, riaprendo il confronto con le parti datoriali. E spiega perché quell’accordo non piace in Cgil.
Lattuada, cosa non va nel contratto dei chimici?
Parecchie cose. La prima è che le soluzioni trovate non rispondono alle richieste della piattaforma. La seconda, più importante, è che non rispondono nemmeno alle indicazioni contenute nell’intesa del 28 giugno 2011. Intesa, che è bene non dimenticare, era figlia di una riorganizzazione contrattuale unitaria dopo le divisioni del 2009.
In cosa vede questo contrasto?
L’accordo dell’anno passato affermava che i contratti nazionali devono definire le materie che si demandano al secondo livello. La formulazione usata dal contratto dei chimici riprende quell’accordo, ma non specifica cosa sia da demandare al livello aziendale.
E questo è grave?
Sì, perché l’equilibrio sul quale si teneva l’accordo del 2011 era che proprio la non derogabilità al contratto nazionale, perché è cosa diversa se è il contratto nazionale a dire cosa devi regolare al livello aziendale o se tutto resta nel vago. Un rinvio senza definire cosa si rinvia al secondo livello non è nelle politiche della Cgil, né nello spirito dell’intesa interconfederale.
Cosa altro non accettate?
La norma sui giovani. Non quella sull’accordo ponte tra giovani e vecchi, che può andare bene se si trovano norme di certezza per tutti. Il direttivo della Filctem ha giudicato negativamente la norma che dice che se non puoi assumere un giovane con il contratto di apprendistato, comunque devi trovare una derogatoria.
E questo non vi piace?
No, noi ci battiamo per l’inclusione delle figure precarie e atipiche nel contratto nazionale, e quella norma non va in questa direzione, precarizza i giovani invece di fare il contrario, stabilisce per loro una condizione e economica e normativa diversa.
Queste sono le critiche della Cgil?
C’è ancora qualcosa, che non è esplicita, ma si intuisce, quando si parla di una possibile istituzione al livello aziendale di enti bilaterali. E non ci sembra una norma accettabile, se quello che serve è maggiore chiarezza per tutto quanto si riferisce agli enti bilaterali.
Voi avete chieste delle modifiche. Se Cisl e Uil non accettano, che succede?
Noi insistiamo perché su questi punti di apra un discorso e si trovi un consenso. Vogliamo riaprire il confronto con la parte datoriale.
Avete già sentito Federchimica e Farmindustria?
Non c’è stato il tempo. Tutto si sta svolgendo molto velocemente. Del resto, l’accelerazione del confronto, giunto in tre giorni alla conclusione, è difficilmente comprensibile, sia pure nella migliore tradizione dei chimici.
Si faranno le assemblee unitarie?
Noi non abbiamo obiezioni, ma il giudizio della Filctem è chiaro, quindi valgono le obiezioni che sono state votate dal loro direttivo. Devo dire che siamo in presenza di un accordo che sembra un documento politico di intenti piuttosto che un testo contrattuale. Troppi rimandi, è difficile fare una consultazione su un testo di opzioni che poi devono essere materialmente scritte.
Se Cisl e Uil il 31 ottobre firmano, cosa fa la Cgil?
La Filctem firma se ci sono le condizioni per farlo. Comunque il direttivo della Filctem ha deciso una sua riconvocazione per assumere una decisione.
Massimo Mascini