Potrebbe essere martedì 23 ottobre la data di entrata in vigore della nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l’Ilva di Taranto, anche se il testo sostanzialmente licenziato il 19 ottobre dalla Conferenza dei servizi ha ricevuto soprattutto critiche e pochi consensi.
Il documento ha raccolto il visto dei dicasteri dello Sviluppo economico, della Salute, del Lavoro e dell’Interno, quindi dovrebbe tornare alla direzione generale del ministero dell’Ambiente per la firma e la controfirma finale del ministro, Corrado Clini, atto che potrebbe avvenire proprio martedì 23 ottobre.
Il 18 ottobre i rappresentanti dei vari dicasteri, della Regione Puglia, della Provincia di Taranto, dei Comuni di Taranto e Statte e dell’Ilva hanno firmato il verbale della Conferenza, al quale dovrebbero essere allegate le osservazioni avanzate dalle parti al testo della nuova Aia.
Il testo Aia varato è sostanzialmente quello di venerdì scorso al termine di quasi due mesi di lavoro. E quindi “interventi strutturali da eseguire subito” sugli altiforni 1, 2 e 4, nessuna autorizzazione per l’esercizio dell’altoforno 3, stop immediato alle batterie 3-4-5-6 delle cokerie. E ancora: fermata e rifacimento dell’altoforno 5 a luglio 2014, progetto di copertura dei parchi minerali da presentare in due mesi dall’Aia e lavori da farsi in tre anni. L’obiettivo è abbattere drasticamente le emissioni nocive nell’aria. Tutti i tempi dell’Aia sono contestati dall’Ilva che sull’altoforno 5 aggiunge: fermarlo in anticipo, provocherebbe esuberi occupazionali.
Intanto continua lo spegnimento degli impianti sequestrati, mentre critiche feroci arrivano dalle associazioni ambientaliste. Al ministero dell’Ambiente, poco prima che iniziasse la Conferenza dei servizi, la mattina del 18 ottobre i custodi giudiziari, non potendo essere presenti, hanno fatto pervenire una lettera con la quale, ribadendo le critiche all’Ilva per la scarsa collaborazione che starebbe prestando, sono stati mossi rilievi anche al testo della nuova Aia.
Nella loro ultima relazione sull’attività svolta in stabilimento, consegnata in procura, carabinieri del Noe e Ilva il 15 ottobre, i custodi hanno dato anche le prime indicazioni sui costi di alcuni interventi urgenti che l’azienda dovrebbe realizzare. Ad esempio, è di 1,8 milioni di euro il costo stimato per l’installazione dei sistemi di videosorveglianza dell’area a caldo e di registrazione del fenomeno dello ‘slopping’ (nube rossastra che si produce dalle torce delle acciaierie).